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Bolletta elettrica, addio alla tariffa progressiva

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LA RIFORMA

Bolletta elettrica, addio alla tariffa progressiva

Prove di rivoluzione per le tariffe energetiche, con un occhio particolarmente attento a quelle dell'elettricità. In attesa di risolvere i problemi che ancora ostacolano l'eliminazione dei contratti “di maggior tutela” ereditati dal periodo pre-liberalizzazione (si veda Il Sole 24 Ore del 13 febbraio) l'Authority per l'energia accelera una modifica intermedia delle tariffe elettriche, per eliminare l'attuale progressività che prevede una crescita del prezzo del singolo kilowattora consumato con l'aumento dei consumi mensili.

Progressività che negli anni '70 era giustificata dalla volontà di limitare i consumi ma oggi è addirittura controproducente, visto che penalizza l'utilizzo efficiente della corrente elettrica, ad esempio con le moderne pompe di calore che sarebbero pienamente concorrenziali rispetto alle caldaie a combustibile se appunto non facessero scattare la fascia di consumi a prezzo più alto. Per non parlare della palese iniquità prodotta ad esempio da una tariffa nei fatti scontata per il single benestante che rimane nella “fascia sociale” sussidiata dal sovrapprezzo pagato da una famiglia numerosa che magari ha problemi economici.

Via con un dibattito
L'Authority è ufficialmente al lavoro con un documento di consultazione (www.autorita.energia.it) che prevede temi stretti per formalizzare le osservazioni (c'è tempo fino al 16 marzo) ma tempi non brevissimi per attuare la riforma, che nelle intenzioni dell'Authority potrebbe avere una parziale applicazione nel 2016 per entrare pienamente in vigore solo nel 2018. L'Authority prevede una griglia di possibili soluzioni indicando la sua preferenza per uno schema che prevede tariffe di rete uniformi per tutti e non più progressive, con il corrispettivo per la copertura degli oneri generali applicato per metà in base alla potenza disponibile al contatore (limitata ora a 3 kilowatt per la maggior parte dei clienti domestici) e per metà sui consumi, mantenendo una differenziazione tra residenti e non residenti nel corrispettivo per potenza impegnata.
Questa soluzione, nelle valutazioni dell'Authority, produrrebbe solo un lievissimo ritocco all'insù per la bolletta del consumatore medio (famiglia residente di 3-4 persone, consumi per 2.700 kWh l'anno e potenza impegnata di 3 kW), che passerebbe da 438 a 443 euro l'anno al netto delle tasse.

I vantaggi
A guadagnarci di più, rispetto allo schema attuale, sarebbero i residenti con potenza impegnata fino a 6kW e consumi fino a 6mila kWh l'anno, categoria nella quale dovrebbero rientrare appunto le famiglie numerose o chi si vorrà climatizzare con le pompe di calore: rispetto all'attuale bolletta di oltre 1.500 euro il risparmio sarebbe di oltre 600 euro.

Guai invece per il single (difficile in questo caso contestare): chi ha il contatore da 3kW e consumi fino a 1.500 kWh pagherebbe 74 euro in più rispetto agli attuali 233 euro. E sborserebbe di più anche chi ha consumi leggermente superiori, fino a 2.200 kWh: +44 euro rispetto agli attuali 343. I più svantaggiati? I non residenti con consumi fino a 900 kWh/anno, che sborserebbero ben 129 euro in più rispetto agli attuali 260, mentre i non residenti che consumano tanto (fino a 4.000 kWh) risparmierebbero 188 euro rispetto agli attuali 928 euro. In nome dell'equità e dei corretti giochi del mercato, insiste l'Authority.

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