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A Bruxelles sancito il ritorno alla normalità istituzionale

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A Bruxelles sancito il ritorno alla normalità istituzionale

È trascorso appena un anno dall’ultima visita di un presidente della Repubblica italiana presso le istituzioni europee. Nel febbraio del 2014, quando Giorgio Napolitano pronunciò un lungo discorso dinanzi al Parlamento europeo, l’Italia era alle prese con una sua ennesima crisi di governo, e sui mercati finanziari il divario tra obbligazioni italiane e obbligazioni tedesche era l’angoscia nazionale. A 12 mesi di distanza, il nuovo capo dello Stato Sergio Mattarella ha toccato con mano un’altra immagine dell’Italia.

Negli ultimi mesi, il paese è riuscito a convincere anche i più pessimisti a Bruxelles come a Strasburgo. L’Italia continua a essere fonte di incertezza, fosse solo per l’elevatissimo debito pubblico, ma se il confronto è con la Grecia, sull’orlo del fallimento, o con la Francia, in difetto sul fronte del deficit pubblico, l’Italia preoccupa meno che nel più recente passato. Nella sua dichiarazione prima di lasciare Bruxelles, il presidente ha affermato di avere notato tra i suoi interlocutori «molto apprezzamento» per le ultime decisioni italiane e «molta fiducia» nel paese.

Il nuovo Capo dello Stato ha incontrato i presidenti del Parlamento europeo Martin Schulz, del Consiglio europeo Donald Tusk, della Commissione europea Jean-Claude Juncker. Se in passato i colloqui ai più alti livelli sarebbero stati segnati dalle preoccupazioni europee per il futuro dell’Italia, ieri i temi sono stati altri: «Hanno parlato della situazione in Libia, della crisi in Ucraina, del futuro dell’unione monetaria», ha spiegato un esponente del gabinetto di Tusk, riferendosi alla colazione del presidente del Consiglio europeo con Sergio Mattarella.

Stesso messaggio è giunto dall’entourage degli altri leader europei. D’altro canto, la settimana scorsa quando il collegio dei commissari ha dovuto decidere le opinioni sui controversi bilanci 2015 di Italia, Francia e Belgio, la Finanziaria italiana è passata senza eccessivi intoppi. Quella francese, invece, ha provocato un animatissimo dibattito. Ciò non significa che l’Italia sia fuori dalla secche, o che l’establishment europeo abbia la memoria corta sui difetti nazionali italiani, ma proprio qualche giorno fa in una riunione un responsabile europeo ha definito il paese, in questa fase, un benchmark, un punto di riferimento, per il suo tentativo di modernizzare la propria economia.

Sempre nei suoi colloqui bruxellesi, il nuovo presidente della Repubblica ha sottolineato ieri che il suo ruolo è quello di arbitro nella vita politica italiana. C’era un tempo, recente, nel quale il Capo dello Stato era uno snodo cruciale, un fattore di stabilità tra la volatilità dei mercati e il nervosismo della politica. Nella sua visita di questa settimana, a Berlino prima e a Bruxelles poi, il nuovo capo dello Stato ha voluto sancire – anche attraverso una comunicazione volutamente parca – il ritorno a una normalità istituzionale che qui a Bruxelles sperano possa durare nel tempo.

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