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«Duale» e Vigilanza, convergenze Pd-M5S

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«Duale» e Vigilanza, convergenze Pd-M5S

  • –Marco Mele

PRIMI CONTATTI

Modello di governance e abolizione della commissione parlamentare possibili punti di partenza per il dialogo. Possibile scoglio il ruolo dell’Agcom

ROMA

«Non sarà un decreto a cambiare la governance della Rai». Con questa frase, Matteo Renzi ha aperto, nei fatti, il confronto sulle proposte per cambiare la modalità di nomina del vertice Rai. Il gruppo del Pd in Vigilanza incontrerà tutti i gruppi che hanno presentato o presenteranno una proposta di riforma: il capogruppo Vinicio Peluffo ha avuto un mandato in questo senso. «Il primo incontro sarà con il Movimento 5 Stelle, nei primi giorni della prossima settimana, poi incontreremo gli altri» conferma Michele Anzaldi (Pd), segretario in Vigilanza.

Si tratta di individuare i possibili punti di convergenza e quelli dove sarà più difficile trovare un’intesa. Non è ancora sul tavolo il disegno di legge del Governo, ma alcuni orientamenti sembrano acquisiti. Sarebbe utile che i parlamentari si confrontino anche con le proposte che arrivano dalla società civile. Come quella presentata mercoledì dal gruppo della Pallacorda alla Sapienza di Roma o quella intitolata “La Rai ai cittadini”, elaborata da associazioni ed esperti coordinati da Move On Italia, “fatta propria” da Pippo Civati e Nicola Fratoianni di Sel.

Si può partire da Renzi: «Faremo un provvedimento per consentire al capo dell’azienda di non dover sottostare a procedure burocratiche o avere l’incubo della Corte dei Conti» afferma il presidente del Consiglio. Si tratta di sottrarre per legge la Rai alle regole della Pubblica amministrazione, alle quali la costringono due sentenze della Cassazione: per ogni acquisto occorre fare una gara europea. Il punto d’incontro? Collegare la concessionaria di servizio pubblico alle regole valide per le società private.

Una società fuori dai lacci della Pubblica amministrazione, vuol dire indipendente da interessi esterni. Il “cuore” di una possibile intesa, infatti, è la “rottura” del legame storico tra partiti e azienda. Tale principio sembra unificare tutte le proposte, compresa quella della Lega Nord presentata ieri.

Qui arriva un possibile punto di divergenza: Il Movimento 5 Stelle affida all’Agcom, che ha, dalla legge Gasparri, compiti di controllo sulla Rai, la nominare dei “controllati”, sia pure tramite sorteggio tra i curricula ricevuti.

In questa divergenza sta, però, una possibile intesa: quella sull’abolizione della Commissione bicamerale di Vigilanza. Le proposte di legge “esterne” l’aboliscono tout court e così i 5 Stelle. Il Pd pensa alla sua trasformazione in una Commissione Media e Internet, che non abbia alcun potere di nomina e riunisca le competenze oggi in capo a due diverse commissioni di Camera e Senato (Trasporti, Poste e Telecomunicazioni alla Camera; Lavori Pubblici e Comunicazioni al Senato).

Un altro punto di convergenza è la scelta di una governance “duale”: è presente nelle proposte “esterne”; dovrebbe essere l’orientamento del Governo e del Pd; può essere accettata dai 5 Stelle. Due organismi distinti: uno di sorveglianza - a maggioranza non parlamentare, come prevede “La Rai ai cittadini” - che nomina un consiglio di amministrazione ristretto, con compiti di gestione. La presentazione di curriculum da parte dei candidati - che rispettino determinate incompatibilità - può essere un altro punto di contatto: è la “chiave” della proposta del Movimento 5 Stelle; può essere fatta propria da Pd e Governo.

Un altro punto può essere la nomina di un “capo azienda" della Rai (non necessariamente un amministratore delegato, ma sul modello del chief officer statunitense), che presenti a Parlamento e Governo un progetto di rilancio e ristrutturazione dell’azienda.

Ancora: sia nelle due proposte esterne che in quella dei 5 Stelle (in questo caso per due dei cinque componenti del nuovo Consiglio) si prevede la presenza di quelli che si possono chiamare gli stakeholder del servizio pubblico. Vale a dire autori, produttori e gli stessi dipendenti.

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NODI E CONVERGENZE

Fuori dalle regole della Pa

Sulla riforma Rai, Renzi ha parlato di un testo che consentirà «al capo dell’azienda di non dover sottostare a procedure burocratiche o avere l’incubo della Corte dei conti». Cioè sottrarre la Rai alle regole della Pa. Un punto di incontro può essere collegare la concessionaria di servizio pubblico, dal 2016, solo alle regole valide per le società private

Il legame partiti-azienda

Il cordone ombelicale tra partiti e azienda potrebbe essere “rotto” attraverso la nomina del vertice. Questo principio sembra unificare tutte le proposte, anche quella della Lega Nord presentata ieri, passando per quella di M5S fino al testo “La Rai ai cittadini” elaborato da associazioni ed esperti e “adottata” da Civati e Fratoianni (Sel)

La nomina del vertice

Le divergenze riguardano le modalità di nomina dei vertici: M5S affida all’Agcom, che ha compiti di controllo sulla Rai, di nominare “i controllati” sia pure tramite sorteggio tra i curricula ricevuti. Ma c’è anche una possibile intesa: abolire la Commissione di vigilanza del servizio radiotelevisivo. Le proposte “esterne” e quella grillina la cancellano tout court mentre il Pd vuole privarla dei poteri di nomina