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Questo articolo è stato pubblicato il 14 marzo 2015 alle ore 13:57.

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Via al progetto di prevenzione della violenza di genere nella Casa circondariale di Cassino: storie e scrittura per i detenuti semplici, teatro per i sex offenders. Via da oggi a un ciclo di sei incontri con scrittrici e scrittori, giornalisti e artisti chiamati a testimoniare il valore della parola per aprire mondi e scardinare stereotipi, ma anche a fornire spunti per una riflessione a tutto tondo su relazioni e sentimenti che proseguirà fino a dicembre. Si intitola «Parole che aprono i tuoi occhi al mondo» il progetto dell'Associazione “Tutto un altro genere”, sostenuto con i fondi dell'Otto per mille della Chiesa Valdese (Unione delle Chiese Valdesi e Metodiste).

Gli obiettivi dell’iniziativa
L'obiettivo è duplice: promuovere in carcere - dove la relazione con il femminile è preclusa e spesso mistificata - una narrazione maschile della violenza di genere e spostare l'attenzione dalle donne agli uomini, in linea con l'ottica più recente delle Nazioni Unite e con l'ultima campagna di sensibilizzazione HeForShe. Un richiamo agli uomini non violenti, perché prendano pubblicamente le distanze dalla violenza contro le donne e dalla cultura che la alimenta, e ancor di più a quelli violenti, che hanno commesso reati sessuali.
Il progetto si svolgerà con il sostegno e in costante collaborazione con la direzione e con tutta l'area educativa dell'istituto.

Laboratorio di scrittura per riflettere sulla violenza di genere
Il laboratorio di scrittura, indirizzato ai detenuti ospitati nelle sezioni comuni, ricorrerà invece alla letteratura e alla scrittura per riflettere direttamente sulla violenza di genere. Nel ciclo di incontri con professioniste e professionisti della parola ci saranno Stefano Brugnolo, docente di Teoria della letteratura all'Università di Pisa, Gabriele Aprea, scrittore umoristico, Adamo D'Agostino, illustratore della Walt Disney e sceneggiatore, Gaja Cenciarelli, scrittrice e traduttrice, Vittorio Macioce, caporedattore del Giornale e ideatore del Festival delle Storie, e Loredana Lipperini, scrittrice e giornalista. A metà progetto i detenuti incontreranno anche le operatrici del Centro antiviolenza Risorsa donna di Sora (Frosinone).

Spingere gli uomini all’autocoscienza
Il laboratorio fa tesoro del progetto di narrazione collettiva e reading teatrale «Pugni nello stomaco – La violenza sulle donne raccontata dagli uomini», nato nel 2012 da un'idea di Manuela Perrone, giornalista e fondatrice dell'Associazione Tutto un altro genere, e di Vincenzo Schirru, attore e vicepresidente dell'Associazione. L'iniziativa dimostra l'utilità di incoraggiare e diffondere una narrazione maschile sull'argomento, che spinga gli uomini all'autocoscienza per esplicitare le ambivalenze e gli stereotipi che possono inquinare la loro relazione con le donne. Un obiettivo ancora più prezioso per un target peculiare come quello dei detenuti, costretti a vivere in un ambiente esclusivamente maschile e per di più sovraffollato e fortemente promiscuo, in cui la relazione con il femminile è negata, spesso calpestata e mistificata. Il laboratorio si concluderà con la messa in scena da parte di attori professionisti dei testi scritti dai partecipanti al laboratorio, per permettere ai detenuti di ottenere un riconoscimento formale e artistico
del lavoro svolto e delle competenze raggiunte.

La valutazione del percorso
Questionari appositamente predisposti saranno somministrati all'inizio e al termine a tutti i partecipanti, agli agenti penitenziari, agli educatori e alla direzione della casa circondariale, per una prima valutazione delle aspettative e degli effetti. Simona Perrone, psicologa in formazione psicoanalitica, seguirà l'intero progetto. Dopo sei mesi verranno ricontattati i soli partecipanti e sarà loro somministrato un nuovo questionario per valutare il percorso di vita che hanno intrapreso e le possibili ricadute del nostro intervento. L'indagine si ripeterà di nuovo dopo altri sei mesi, dunque trascorso un anno dalla fine dei laboratori, e tutti i dati raccolti saranno analizzati e confrontati tra loro per validare l'esperienza vissuta e analizzare i risultati.

Un volume racconterà l’esperienza
I testi prodotti dai detenuti saranno infine pubblicati in un volume nel quale sarà analizzata e descritta l'esperienza svolta, anche attraverso le fotografie dei momenti cruciali di entrambi i laboratori. Al volume sarà garantita la più ampia diffusione possibile.

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