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Dalla Rai alla politica, addio a Selva

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Dalla Rai alla politica, addio a Selva

le polemiche

Il nomignolo “Radio Belva”,

l’accusa di adesione alla P2

e nel 2007 lo scandalo dell’ambulanza per farsi portare a un dibattito tv

È morto ieri, a 88 anni, Gustavo Selva, giornalista e storica figura del centrodestra. Selva si trovava nella casa di Terni, dove viveva da alcuni anni con la seconda moglie. L’anticomunismo fu tra i punti fermi della sua carriera politica, iniziata sotto traccia da democristiano e proseguita con ben maggiore visibilità in Alleanza Nazionale, dove conservò i suoi ideali liberali, scontrandosi più volte con i compagni di partito. Soprattutto quelli più vicini alla storia missina.

Nacque a Imola nel 1928 e lì mosse i primi passi da giornalista. Giovanissimo diventò capo della redazione triveneta dell’Avvenire d’Italia e proprio in Veneto si sarebbe candidato con successo in futuro. Trentenne sbarcò a Roma come cronista parlamentare per i giornali cattolici e per l’Agi. Entrò in Rai, dove fu prima corrispondente da Bruxelles, Vienna e Bonn e poi, dal 1975 al 1981, direttore del Giornale Radio2. Ricevette il nomignolo «Radio Belva», affibbiato secondo la vulgata da Luigi Pintor, per gli editoriali ferocemente anticomunisti che confezionava da direttore del Giornale Radio2. Venne rimosso quando il suo nome comparve nella lista della P2, ma lui negò sempre di essersi iscritto ed alcune sentenze lo confermarono (una contro Dario Fo che lo disse pubblicamente). Poi un esilio dorato a Rai Corporation e la direzione del Gazzettino di Venezia, dall’83 all’84. Venne eletto parlamentare europeo nel ’79 con la Dc. Poi nel ’94 si schierò con quello che sarebbe diventato il Popolo delle Libertà, entrando nel gruppo di An. Fece parte della Commissione Bicamerale per le Riforme ed fu presidente della Commissione Esteri. Nel 2007 fu costretto a lasciare il partito dopo le polemiche scaturite dalla scelta di usare un’ambulanza per evitare di arrivare in ritardo ad un dibattito televisivo su La7. Roma era bloccata dalla visita di Bush e Selva disse di avere un malore, costringendo gli infermieri a portarlo negli studi televisivi. In quell’occasione parlò di un vecchio trucco da giornalista, prima di ammettere di aver sbagliato. L’episodio gli costò una condanna a sei mesi per truffa aggravata ai danni dello Stato, oltre all’uscita da An con il passaggio in Forza Italia, per l’ultima fase della legislatura. Nel 2008 non fu più candidato. Ieri il cordoglio per la morte di Selva è stato espresso da esponenti politici di Fi, Ncd e Fratelli d’Italia.

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