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Regionali, intese senza schema fisso

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Regionali, intese senza schema fisso

  • –Riccardo Ferrazza

Regione che vai, alleanza che trovi. È quanto viene da pensare guardando all’affresco, quasi completato, al quale i partiti si stanno dedicando in vista delle elezioni del 31 maggio (sette governatori da eleggere, cinque amministrazioni uscenti di centrosinistra, due di centrodestra, 17 milioni di elettori convocati alle urne). Lo schema variabile non è applicato solo nel centrodestra, conseguenza obbligata dal veto di Matteo Salvini a una convivenza con il partito di Angelino Alfano, ma si affaccia anche nello schieramento opposto, dove in sole tre regioni (Veneto, Umbria Puglia) il centrosinistra ha un candidato unitario. Ovunque il M5S corre da solo.

L’accordo ufficializzato martedì sera tra Forza Italia e Lega ha ridotto in un solo colpo il grado di indeterminatezza di molte situazioni locali. Così come previsto, in Veneto Forza Italia appoggerà il governatore uscente della Lega Luca Zaia; a intralciare la sua corsa ci proverà non solo la democratica Alessandra Moretti ma soprattutto Flavio Tosi, il sindaco leghista di Verona e segretario “nazionale” della Liga Veneta, prima commissariato e poi espulso da Salvini. Al suo fianco ci dovrebbe essere (manca l’ufficializzazione) Alleanza popolare, la federazione centrista di Ncd e Udc. Che, alla luce del patto Berlusconi-Salvini, dovrà rivedere la propria strategia in Liguria. Qui Salvini ha dovuto ritirare il proprio candidato, il genovese Edoardo Rixi: scelta duramente contestata via web dagli elettori leghisti liguri ma difesa dal segretario federale: «Ho deciso io, non Berlusconi. Da soli avremmo triplicato i voti, ma non vinto». Spazio al toscano Giovanni Toti, consigliere politico dell’ex premier ed europarlamentare azzurro che ieri, a poche ore dalla faticosa ufficializzazione della candidatura, ha esordito con una gaffe tv (ha collocato Novi Ligure in Liguria). A questo punto Area popolare potrebbe scegliere di schierarsi con il centrodestra. Dal canto suo, il centrosinistra prova a tenere la regione (il presidente uscente è Claudio Burlando) con la 40enne Raffaella Paita, vincitrice delle contestatissime primarie di coalizione, quelle che hanno portato l’avversario sconfitto Sergio Cofferati a lasciare il Pd dopo aver denunciato irregolarità. C’è proprio l’ex segretario della Cgil dietro la candidatura alternativa a sinistra di Luca Pastorino, deputato vicino a Pippo Civati, che ha lasciato il Pd e ha aggregato i dissidenti democratici e di Sel, Prc, Pdci e Lista Doria (del sindaco di Genova Marco Doria).

Nella geografia delle alleanze del centrodestra l’Umbria è una regione di passaggio: il duo Fi-Lega sosterrà il sindaco di Assisi Claudio Ricci, con cui si schiera anche Area popolare (ma non tutta: favorevoli Ncd e solo una parte di Udc). Dall’altra parte c’è una presidente uscente che si ricandida: è Catiuscia Marini. In Toscana il “gioco delle coppie” cambia e le strade di Lega e Fi si separano definitivamente. Enrico Rossi (Pd) punta alla rielezione (ma la sinistra che si rifà a Tsipras schiera Tommaso Fattori) e per contrastarlo gli azzurri dovrebbero unire le forze con Udc e Ncd (per la candidata circola il nome della deputata viareggina Deborah Bergamini, fedelissima di Berlusconi, o in alternativa Massimo Mallegni). Il Carroccio ha invece un suo candidato: l’economista Claudio Borghi Aquilini (classe 1970).

Nelle Marche gli schieramenti saltano per effetto di Marche 2020, il progetto centrista del governatore uscente (in caso di elezione sarebbe al terzo mandato) Gian Mario Spacca (ex Pd) che fa da polo di attrazione. Forza Italia sarà al suo fianco, mentre Area popolare è lacerata perché l’Udc regionale vorrebbe confermare l’alleanza con il centrosinistra. Che schiera l’ex sindaco di Pesaro Luca Ceriscioli. La Lega anche qui corre da sola, mentre in Campania Salvini si è impegnato a ritirare la lista di disturbo non intralciare Stefano Caldoro, il governatore uscente di Fi sul quale Berlusconi punta oltre al Veneto di Zaia per evitare il “cappotto”. Il candidato del centrosinistra è Vincenzo De Luca (sul quale, in caso di elezione, pende la sospensione per effetto della legge Severino), ex sindaco di Salerno vincitore delle primarie che prova a sottrarre alleati allo schieramento opposto. Ncd e Udc (almeno per ora) confermano però l’appoggio a Caldoro con cui dal 2010 governano la regione.

Dopo aver chiuso l’accordo con la Lega per “proteggere” la Campania, l’ultimo rompicapo per Berlusconi resta la Puglia, terra del “dissidente” Raffaele Fitto che minaccia di scendere in campo direttamente contro il candidato di Forza Italia, l’oncologo Francesco Schittulli. L’europarlamentare vuole garanzie sulla lista azzurra («forte e competitiva» e che includa «tutti») e guiderebbe una lista di appoggio al candidato forzista. Per il centrosinistra in campo l’ex sindaco di Bari Michele Emiliano (Pd) con uno schieramento ampio che tiene insieme Sel a Udc.

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