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Mini-rimpasto, De Vincenti in pole

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Mini-rimpasto, De Vincenti in pole

ROMA

Nel Consiglio dei ministri di oggi solo un primo giro di tavolo sul Documento di economia e finanza: le misure saranno varate venerdì assieme al Piano nazionale delle riforme. È una riunione di governo più leggera di quanto previsto nelle scorse ore, quella del rientro dalla vacanze pasquali, anche perché il premier Matteo Renzi vuole affrontare con qualche giorno di riflessione in più non solo il modo in cui spingere i primi timidi segnali di ripresa senza gravare sulle tasche degli italiani - come promesso - ma anche la questione del minirimpasto di governo. La sostituzione del neoministro per le Infrastrutture e i Trasporti Graziano Delrio a Palazzo Chigi sarà infatti compiuta con ogni probabilità solo venerdì, a testimoniare come la casella di sottosegretario lasciata libera dal braccio destro di Renzi sia particolarmente delicata.

La cerchia dei papabili si è nel frattempo ristretta a 3-4 nomi. In pole sembra nelle ultime ore l’attuale viceministro allo Sviluppo economico Claudio De Vincenti, economista a La Sapienza di Roma con all’attivo diverse pubblicazioni su Marx e l’economia del socialismo reale e già sottosegretario allo stesso dicastero con i governi Monti e Letta. Altri nomi sono quelli di Valeria Fedeli, vicepresidente della Camera cresciuta politicamente nella Cgil ed eletta in Parlamenti appoggiando la premiership di Pier Luigi Bersani alle primarie del 2012, e di Ettore Rosato, proveniente dalla corrente di Dario Franceschini Areadem e attualmente vicecapogruppo del Pd alla Camera. Tutte personalità estranee a quello che viene definito il “giglio magico” renziano la cui scelta dimostrerebbe la volontà di Renzi di aprire la cabina di guida del governo oltre il cerchio ristretto dei renziani della prima ora. Personalità estranee al cerchio anche geograficamente, vantando curricola lontano da Firenze e dalla Toscana.

Per certi versi una scelta di mezzo sarebbe quella di Giorgio Tonini, il cui nome si fa sempre più spesso in ambienti renziani nelle ultime ore. Più grande di età rispetto al premier (è del 1959), Tonini è cresciuto politicamente accanto alla leadership di Walter Veltroni ed è di Trento, anche se lui sì che si può definire un renziano della prima ora dal momento che fu tra i pochissimi parlamentari (assieme a Paolo Gentiloni e a Enrico Morando, per fare due nomi tra i più noti ora al governo) ad appoggiare la corsa alla premiership di Renzi alle primarie del 2012 poi vinte da Bersani. Attualmente Tonini è nella segreteria del Pd e ricopre la carica di vicecapogruppo del Pd in Senato oltre che di segretario d’aula. Ma proprio il suo ruolo di sentinella a Palazzo Madama, dove aiuta il presidente Luigi Zanda nel delicato compito di gestire un gruppo che contiene molti “dissidenti”, potrebbe alla fine sconsigliare il premier dal far ricadere la scelta su di lui.

Ad ogni modo da Palazzo Chigi assicurano che la scelta del nuovo sottosegretario non costituisce alcun problema, e che al più tardi venerdì la casella sarà riempita. Possibile già oggi, invece, la nomina di Paolo Aquilanti, attuale capo di gabinetto del ministero delle Riforme, a nuovo segretario generale di Palazzo Chigi. Sembra infine destinata a slittare ancora, forse addirittura a dopo le regionali del 31 maggio, la questione del dicastero da affidare al Nuovo centrodestra (ancora vacante la casella degli Affari regionali).

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