(none)

Regionali, alta tensione in Forza Italia

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Regionali, alta tensione in Forza Italia

Lo scontro tra l’ex premier Silvio Berlusconi e il “ribelle” Raffaele Fitto fa tremare Forza Italia. Con il rischio di rendere ancora più in salita la corsa del centrodestra per le Regionali (il 31 maggio ci sono 7 governatori da eleggere). Ieri il Cavaliere non ha parlato, ma esponenti attorno al suo entourage hanno mandato segni di pace. Anche l’ex leghista Flavio Tosi è sembrato utilizzare toni dialoganti. Tuttavia, il terremoto con epicentro in Puglia (venerdì il candidato del centrodestra Francesco Schittulli ha deciso di schierarsi con Fitto) rischia di mettere in crisi Fi non solo nel tacco dello Stivale.

Ieri mattina, il primo a intervenire è stato Tosi: la «divaricazione tra Raffaele Fitto e Silvio Berlusconi può portare qualcosa di buono per il centrodestra», ha dichiarato il sindaco di Verona in una intervista al Giornale Radio Rai. Tosi ha affermato che proprio la sua espulsione, decretata dal segretario leghista Matteo Salvini, «ha creato un percorso nuovo. Le prospettive del centrodestra sono nel lungo termine – ha detto – perché oggi, per l’eccessiva litigiosità, il centrodestra è poco credibile, ha poco più della metà dei voti che ha Matteo Renzi, quindi uno non può pensare che da qua a un anno si possa competere con il premier», ha spiegato Tosi, per il quale alla ricostruzione del centrodestra devono concorrere tutti, «Berlusconi, Salvini, Tosi, Fitto, Passera, Ncd». Alla domanda su quale possa essere il suo interlocutore preferito, Tosi ha risposto conciliante: «Io spero solo che Berlusconi cominci a provare a riaggregare anziché a estremizzare, perché anche lui litigando con Fitto non fa un buon servizio al centrodestra».

A seguire, è intervenuta la nota di Gianfranco Rotondi di Forza Italia: «Non è il momento di dividerci, piuttosto quello di marciare uniti e compatti con Berlusconi per superare questa fase movimentata del nostro partito. Il leader è Silvio, Forza Italia è Berlusconi che sta al partito come lo Scudocrociato stava alla Dc». Anche la nota del Mattinale (realizzata dallo staff del gruppo Fi alla Camera) ha invitato all’unità: «Renzi non tiene più il suo Partito democratico, travolto dalla questione morale. Da parte nostra cominciamo subito a costruire l’alternativa. Sarebbe incomprensibile dividerci proprio mentre i nostri avversari sono travolti dagli scandali. Al bando i personalismi. Si rinasce con programmi e contenuti. Fi è ancora la forza federatrice che costruirà il futuro. Alfano decida cosa fare – è la conclusione – così come decidano cosa fare i pochi nostalgici del Nazareno».

Sta di fatto che la tensione Berlusconi-Fitto ha mandato nel caos il centrodestra in Puglia: Schittulli è destinato a correre con Ncd e i fittiani, ma non con la restante parte di Fi, che al momento non avrebbe un candidato (è stato smentito il contatto con Adriana Poli Bortone). Ma tensioni ci sono anche a livello nazionale (dove si è aggiunto anche uno scontro generazionale tra vecchia guardia e nuove leve), con in ballo possibili scissioni nei gruppi parlamentari, e nelle altre regioni per la compilazione delle liste. Anche perché pure i centristi sono in fibrillazione. Domani sarà probabilmente il giorno della riunione dei deputati in cui andrà in scena una sorta di resa dei conti tra Nunzia De Girolamo e chi, in Ncd, contesta il suo tratto anti-renziano. In ballo c’è il posto di capogruppo ma anche, più in generale, la posizione politica. De Girolamo porrà il tema della linea del Nuovo centrodestra. Tema sul quale una parte degli alfaniani è, in effetti, in fibrillazione, sia rispetto al futuro ministro agli Affari Regionali, sia rispetto alle alleanze sul voto di maggio. In settimana il rebus Regionali sarà chiuso: certo il sostegno all’azzurro Caldoro in Campania, Ricci in Umbria e Spacca nelle Marche, da ufficializzare quello a Tosi in Veneto mentre è in Liguria che la partita è aperta, con Ncd che - si apprende da fonti parlamentari - potrebbe considerare il sostegno alla parte riformista del centrosinistra, ovvero a Raffaella Paita. Lasciando così Giovanni Toti col solo appoggio della Lega.

© RIPRODUZIONE RISERVATA