(none)

Diaz, il Pd apre il caso De Gennaro

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Diaz, il Pd apre il caso De Gennaro

«Lo dissi quando fu nominato e lo ripeto oggi dopo la sentenza. Trovo vergognoso che De Gennaro sia presidente di Finmeccanica». I 140 caratteri del tweet lanciato dal presidente del Pd Matteo Orfini suonano come una scomunica nel day after della sentenza europea sui fatti del G8 che ha condannato l’Italia per le torture avvenute alla scuola Diaz. E riaccendono i riflettori su Gianni De Gennaro, capo della polizia ai tempi dell’irruzione nella scuola Diaz di Genova e ora presidente di Finmeccanica.

E a far capire che l’uscita di Orfini non è stata un’estemporanea iniziativa personale sono le parole in serata della vicesegretaria Debora Serracchiani, ospite di Lilli Gruber su La7: il Pd, ha sottolineato, non chiede le dimissioni di De Gennaro, ma è anche vero che «la responsabilità morale» per alcuni fatti «prescinde dalle assoluzioni. Non parlo di dimissioni - ha detto - ma se siamo di fronte a una responsabilità politica, se De Gennaro ne deve rispondere, lo valuterà in coscienza». Parole che riecheggiano quelle usate dallo stesso Renzi per il caso che ha portato alle dimissioni di Maurizio Lupi, anche se Serracchiani precisa che la posizione espressa da Matteo Orfini «è una posizione che ha da tempo e il Partito democratico non ha espresso la sua posizione attraverso di lui».

Palazzo Chigi aveva fatto sapere a caldo che si trattava di una posizione personale di Orfini. E Matteo Renzi, in una conversazione su Twitter sugli interventi previsti nel Def, a un utente che gli rimproverava il silenzio sulla condanna di Strasburgo per i fatti della scuola Diaz durante il G8 a Genova, aveva risposto rivendicando che sul caso genovese «quello che dobbiamo dire lo dobbiamo dire in Parlamento con il reato di tortura. Questa è la risposta di chi rappresenta un Paese». E alla Camera inizieranno proprio oggi le votazioni sul testo che è già stato sottoposto all’esame al Senato.

Gianni De Gennaro venne tirato in ballo nella vicenda genovese con l’accusa di falsa testimonianza, assolto al processo del 2011 dopo la condanna iniziale e, in seguito, nominato il 3 luglio 2013 ai vertici di Finmeccanica dal governo di Enrico Letta. Incarico riconfermato la scorsa estate dall’esecutivo di Matteo Renzi. Le opposizioni, in particolare il Movimento Cinque Stelle e Sel, chiedono le dimissioni di De Gennaro. «La risposta per chi governa un Paese - hanno dichiarato i deputati del M5S in una nota - non è portare in aula un testo che si limita a simulare l’introduzione del reato di tortura nel nostro codice penale, ma avere il coraggio, o più semplicemente il senso del pudore, di rimuovere dalla presidenza di Finmeccanica Giovanni De Gennaro, fra i principali protagonisti dei terribili fatti della Diaz». Sel, per voce del coordinatore Nicola Fratoianni, chiede a Orfini di fare qualcosa di più di un semplice tweet e di chiedere al premier la rimozione di De Gennaro, «altrimenti sono solo parole in libertà».

«Orfini punta il dito contro De Gennaro? Benissimo, finalmente siamo d’accordo», ha affermato Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea. E ha chiesto che «il Pd, invece che fare due parti in commedia, licenzi De Gennaro».

Forza Italia difende la poltrona di De Gennaro. «Vergognoso è l’attacco inopportuno, fuori luogo, molto strumentale e gratuito - ha dichiarato il deputato di Fi, Gianfranco Rotondi - che viene da una parte del Pd a Gianni De Gennaro che andrebbe ringraziato quale servitore dello Stato riconosciuto, per le sue straordinarie doti professionali, anche all’estero». La sinistra ideologica, ha affermato la forzista Daniela Santanchè, «non strumentalizzi la condanna della Corte europea dei diritti dell’uomo: tutti ricordano di cosa furono capaci alcuni suoi illustri protagonisti durante quei giorni».

Orfini non è nuovo a interventi sul tema. Il 9 luglio del 2013, con un’interrogazione agli allora ministri dell’Economia, Saccomanni, dello Sviluppo economico, Zanonato e del Lavoro, Giovannini, Matteo Orfini sollevò dubbi sulla nomina di Gianni De Gennaro a presidente di Finmeccanica. «Già capo della polizia durante i fatti di sangue del G8 di Genova del luglio 2001 e sottosegretario alla presidenza del Consiglio fino al 28 aprile 2013, con riferimento alla legge 20 luglio 2004 n. 215 “Norme in materia di risoluzione dei conflitti di interessi”- rilevava allora Orfini- potrebbe risultare l’incompatibilità d’incarico per Giovanni De Gennaro». Incompatibilità, specificava, che perdura per dodici mesi dal termine della carica di governo nei confronti di enti di diritto pubblico, anche economici, nonché di società aventi fini di lucro che operino prevalentemente in settori connessi con la carica ricoperta. Orfini chiedeva quindi se il governo intendesse procedere alla nomina «nonostante le indicazioni di incompatibilità». L’interrogazione non ricevette risposta.

© RIPRODUZIONE RISERVATA