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Questo articolo è stato pubblicato il 04 maggio 2015 alle ore 06:35.

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Il conto alla rovescia è iniziato. Mancano infatti otto mesi al 31 dicembre, ultima chiamata per l’Italia che dovrà presentare alla Commissione Ue tutti i giustificativi della spesa dei fondi strutturali per il periodo 2007-2013. Nonostante l’accelerazione dell’ultimo anno, secondo quanto riferito da Bruxelles restano 7,8 miliardi da certificare: 5,3 per il Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e 2,5 per il Fondo sociale europeo (Fse). E ben 11,8 miliardi se si considera anche la quota di cofinanziamento nazionale. Per rispettare i target e non rischiare di perdere risorse le amministrazioni pubbliche hanno imboccato la strada dell’«overbooking» finanziario e della digitalizzazione. Alcune Regioni fanno inoltre ricorso al contributo dei privati per amplificare l’effetto-leva dei fondi Ue. Lo rivela l’indagine dell’Osservatorio Il Sole 24 Ore-Gruppo Clas su 40 autorità di gestione (Regioni e ministeri), pari al 78% delle amministrazioni pubbliche in prima linea.

Ad attivare il meccanismo dell’overbooking, dichiarando una spesa ammissibile maggiore rispetto agli importi impegnati, sono due amministrazioni su tre e 25 programmi, per un totale di circa 1,9 miliardi, pari al 5,2% della dote complessiva. Il 72,4% delle risorse in overbooking riguardano i Programmi di convergenza e si concentrano dunque nelle regioni del Sud, che presentano i maggiori ritardi. «Si tratta – spiega Chiara Sumiraschi, economista di Gruppo Clas – di una buona pratica che dovrebbe aiutare la Pa a spendere tutte le risorse del 2007-2013 e rappresenta una scelta strategica soprattutto in questa fase finale, utile per creare una riserva finanziaria, come ha di recente anche fatto notare la stessa Commissione Ue: se alcuni progetti selezionati dovessero incontrare ostacoli tali da non garantire la rendicontazione e certificazione delle spese entro fino anno, le amministrazioni avrebbero la possibilità di sostituirli con altri progetti in overbooking». Una scelta rivelatasi vincente anche nella programmazione precedente (2000-2006) e che, insieme alla proroga concessa fino al giugno del 2009, ha consentito di non perdere risorse.

Questa volta l’altra strada per centrare i target è anche la digitalizzazione: per più della metà delle autorità disporre di processi informatizzati per la presentazione delle domande e la rendicontazione facilita il raggiungimento degli obiettivi. Finora circa un quarto dei bandi sono stati attuati con procedure quasi esclusivamente digitalizzate, mentre in 12 amministrazioni tra il 30 e l’89% degli avvisi sono stati gestiti con procedure online. Ci sono però margini di miglioramento, se si pensa che in sette casi meno del 10% dei bandi avviene con procedura digitalizzata. Per amplificare l’effetto-leva dei fondi comunitari, inoltre, 17 autorità di gestione hanno attivato risorse aggiuntive di privati, come banche o Fondazioni, pari a 3,3 miliardi. Un tesoretto destinato in gran parte a interventi con contributo a fondo perduto per le Pmi (11,6%), o altri strumenti finanziari a loro dedicati (9,7%), seguiti da interventi per gli enti locali (13,5%).

Come mai l’Italia non ha imparato dagli errori del passato ed è nuovamente costretta a una corsa contro il tempo? Per la metà delle amministrazioni interpellate a ostacolare l’attuazione dei programmi è stata soprattutto la complessità nell’azione di coordinamento tra i differenti settori e le direzioni regionali. Un nodo evidenziato soprattutto dalle autorità di gestione dei Programmi operativi regionali (Por) e Interregionali (PoIn), con particolare riferimento a quelli cofinanziati con il Fesr. A complicare le cose (secondo un terzo delle amministrazioni) sono stati anche i ritardi nella piena funzionalità del sistema di monitoraggio. Tra i fattori esterni vengono invece citati la normativa nazionale sugli appalti pubblici, i vincoli di spesa imposti dal Patto di stabilità e le procedure comunitarie complesse, come i vincoli di ammissibilità e il regime di aiuti di Stato. Tutte riflessioni da non sottovalutare per partire con il piede giusto con la programmazione 2014-2020 ormai al decollo.

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