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Questo articolo è stato pubblicato il 08 maggio 2015 alle ore 06:37.

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Dopo una lunga discussione negli Uffici di Presidenza di Camera e Senato, è arrivata la decisione finale: deputati e senatori con condanne superiori a due anni per reati di mafia, terrorismo e contro la Pubblica amministrazione non riceveranno più l’assegno vitalizio.

Alla Camera hanno votato a favore Pd, Sel, Scelta Civica, Fratelli d’Italia e Lega. Non hanno partecipato al voto Forza Italia, M5S e Ap, anche se gli esponenti di Ncd e Udc, pur non partecipando al voto, sono rimasti in aula, mentre azzurri e pentastellati sono usciti fuori al momento del voto. È stato necessario uno sforzo maggiore al Senato, dove i numeri nell’ufficio di presidenza sono più stretti. M5S e Gal (Grandi autonomie e Libertà) hanno votato contro, mentre Forza Italia ha abbandonato la riunione. A favore si sono espressi Pd, Sel, Lega. Alla fine la delibera passa con soli 8 voti favorevoli su 19. Meno della metà ma passa. opposte le ragioni di chi si è detto contrario: per i Cinque stelle la delibera è «una farsa che non colpisce gli amici dei partiti», mentre per Fi sarebbe servita una legge e non una delibera che è esposta al rischio di bocciatura da parte della Corte costituzionale. La Lega vota sì ma si dice delusa perché avrebbe voluto l’abolizione tout court dell’istituto del vitalizio.

Con le delibere-fotocopia approvate dall’ufficio di Presidenza della Camera e del Consiglio di presidenza del Senato a partire da 60 giorni da oggi cesseranno le erogazioni dei vitalizi e delle pensioni a favore dei parlamentari che risultano condannati a reati gravi: oltre a quelli per mafia, corruzione, contro la Pa, tutti quelli che prevedono una pena superiore ai 6 anni. Un limite che allarga di due anni le maglie previste dalla legge Severino per l’incandidabilità, e che fa rientrare anche i reati come la frode fiscale, ma che d’altro canto esclude altri reati significativi, come ad esempio quello di finanziamento illecito ai partiti, che non rientra nella norma solo per un anno, o l’abuso d’ufficio. Alle condanne definitive le delibere aggiungono anche i casi di patteggiamento, sempre in relazione agli stessi reati. E, particolare non di poco conto, l’abolizione viene revocata in caso di riabilitazione del parlamentare.

Dopo il via libera delle delibere, Camera e Senato procederanno con gli accertamenti, in pratica attivandosi con i casellari giudiziari. La cancellazione non sarà applicata agli assegni di reversibilità per i parlamentari deceduti prima dell’entrata in vigore delle delibere. Le norme, viene specificato nel testo, non sono retroattive. Dunque, «per i deputati cessati dal mandato e già condannati in via definitiva, la cessazione dell’erogazione dei vitalizi decorre dal momento dell’entrata in vigore della presente deliberazione».

Esulta la presidente della Camera, Laura Boldrini: «Non è giusto continuare a erogare denaro pubblico a quanti, con il loro comportamento, non hanno tenuto fede all’impegno di “disciplina e onore” richiesto dalla Costituzione a chi ricopre cariche pubbliche. Sono queste le risposte che la buona politica deve ai tanti cittadini che esigono correttezza, rigore e onestà dai loro rappresentanti». E il presidente del Senato Pietro Grasso sintetizza: «Un segnale forte, significativo e concreto delle istituzioni ai cittadini. Un bel segnale».

L’elenco dei parlamentari condannati che rischiano di perdere il vitalizio comprende diversi nomi illustri: dall’ex premier Silvio Berlusconi a Cesare Previti, da Marcello Dell’Utri a Toni Negri. Per cifre che vanno da poco meno di 2mila euro a 8mila euro al mese. L’Idv che da tempo porta avanti la battaglia per lo stop dei vitalizi ha messo a punto un instant book che “racconta” cosa sono i vitalizi e chi, ad oggi, tra gli ex parlamentari condannati li riceve. Si parte da Silvio Berlusconi. Condannato per frode fiscale nel processo sui diritti Mediaset, secondo quanto ricostruito dall’Idv percepisce un vitalizio da 8mila euro, il più alto di tutti. Lui è uno dei nomi eccellenti che rischia di vedersi ritirare questo “privilegio previdenziale”. Per Marcello Dell’Utri, l’anno scorso, la Cassazione ha confermato in via definitiva la condanna a 7 anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa: percepisce un assegno mensile da 4.985 euro. Condannato per corruzione in atti giudiziari Cesare Previti, ex senatore ed avvocato del Cavaliere, percepisce invece 4.235 euro. Mentre non rischia di perdere il vitalizio Cirino Pomicino, condannato in via definitiva a 1 anno e 8 mesi di reclusione per finanziamento illecito ai partiti.

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