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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2015 alle ore 06:39.

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Un reddito di cittadinanza a sostegno delle fasce più colpite dalla crisi. Da attuare gradualmente già a partire dall’estate. E per di più sul modello considerato «interessante» del progetto di legge depositato più di un anno fa dal Movimento 5 Stelle. Roberto Maroni, governatore leghista della Lombardia, ha spiazzato tutti, anche i suoi assessori, annunciando di voler intraprendere a livello regionale una sperimentazione del sostegno al reddito, attraverso l’utilizzo di 220 milioni di euro del Fondo sociale europeo. Ma la sua stessa maggioranza di centrodestra ha finito per smentire il progetto.

Il segretario del partito di Maroni, Matteo Salvini, ha detto di non gradire ciò che gli appare come una «elemosina di Stato. In linea di principio - ha aggiunto - sono contrario a questo tipo di provvedimenti. Non voglio mettere becco nelle libere scelte della Regione Lombardia, ma con i soldi pubblici preferirei abbassare le tasse e far ripartire il lavoro piuttosto che mantenere la disoccupazione». Maroni ha replicato che è una lettura sbagliata e che spiegherà a Salvini come immagina «il modello lombardo di reddito di cittadinanza che lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, fenomeni che purtroppo sono presenti in Lombardia tra i giovani, gli anziani e i disoccupati, e si realizza non attraverso l’elemosina di Stato ma con misure concrete di avviamento al lavoro». Ma anche da Forza Italia, il primo commento della coordinatrice lombarda Mariastella Gelmini è stato di «perplessità». «Il reddito di cittadinanza, non a caso applaudito dai 5 Stelle - ha affermato l’ex ministro - è una forma assistenziale che non ci aiuta ad uscire dall’impasse. Per noi le parole chiave restano: lavoro e impresa». E così Maroni si è ritrovato in una posizione scomoda. Frenato dalla sua maggioranza e incoraggiato dalle opposizioni.

I 5 Stelle lo hanno rappresentato alla rincorsa di Beppe Grillo, dopo la marcia Perugia-Assisi, ma si sono detti pronti a discutere. Per il senatore Bruno Marton, «Salvini non vuole risolvere i problemi di 10 milioni di cittadini che vivono sotto la soglia di povertà». Più cauta la posizione del Pd, che ha comunque aperto al dialogo con il governatore lombardo. «Le dichiarazioni tranchant di Salvini e le reazioni contrarie di Lega e Forza Italia - ha detto il segretario regionale Alessandro Alfieri - ci confermano che siamo di fronte all’ennesima boutade di Maroni. Ed è un peccato perché per noi ragionare di uno strumento di sostegno al reddito per le fasce svantaggiate è un tema molto serio».

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