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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2015 alle ore 08:12.

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ROMA

Nel mirino della commissione di Garanzia sono finiti i Cobas che hanno annunciato due giorni consecutivi di sciopero che impatteranno sugli scrutini e su ogni attività scolastica, a partire dal giorno seguente la fine delle lezioni (scaglionati a seconda delle regioni). Il presidente dell’Autorità sugli scioperi ha lanciato un monito: «Chi si muove al di fuori della legge e delle regole produce un danno a senso unico contro gli studenti e le loro famiglie - ha detto Roberto Alesse - a loro dovrà spiegare le ragioni di un eventuale blocco illegale degli scrutini. L’Autorità valuterà se la proclamazione dei Cobas è legittima, e lo farà con il massimo rigore, a tutela degli utenti». In caso di violazioni è previsto il ricorso alla precettazione, con sanzioni economiche per i sindacati responsabili da 5mila a 100mila euro.

Mentre Flc-Cgil, Cisl-scuola, Uil-scuola, Gilda e Snals proseguono il pressing per ottenere modifiche al Ddl scuola, dicendosi pronti a proseguire la mobilitazione con scioperi brevi, non di un’intera giornata, che potrebbero anche coinvolgere gli scrutini, nel rispetto dei limiti fissati dalla legge. In attesa che domani alla Camera riprenda l’esame del disegno di legge (venerdì sono stati approvati i primi 7 articoli), il premier Matteo Renzi replica su twitter alle critiche di un follower («parlate tanto e non ascoltate nulla») sostenendo che «ascoltare significa ascoltare, non assecondare per forza. Non è che o facciamo ciò che dice lei o non siamo democratici». Alla domanda se sia più preoccupato per il destino dei professori o per le prossime elezioni, Renzi risponde «le elezioni politiche saranno nel 2018. Quelle europee nel 2019. La scuola c’è sempre». A chi lo accusa di aver fatto una riforma calata dall’alto, il presidente del Consiglio risponde «Lei ha partecipato alle consultazioni sulla Buona Scuola? Abbiamo iniziato a settembre», pur assicurando «sto leggendo le risposte dei prof, faremo tesoro di suggerimenti e critiche».

Il fronte dei sindacati che ha indetto lo sciopero del 5 maggio attende di conoscere le risposte che arriveranno dalla Camera: «Da domani partono le mobilitazioni con assemblee nelle scuole - spiega Domenico Pantaleo (Flc-Cgil) - e il coinvolgimento di studenti e famiglie. Nell’incontro nella sede del Pd ci è stato detto che le modifiche al Ddl saranno presentate anche al Senato, ipotizzando tre passaggi parlamentari. Senza il consenso nella scuola, sarà difficile attuare la riforma». Cauto sullo sciopero Francesco Scrima (Cisl scuola): «Abbiamo un confronto in atto. Aspettiamo l’esito e poi si vedrà». A Palazzo Chigi, nell’incontro con il governo, era stato preannunciato un tavolo con il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, atteso per martedì. «Dopo questo confronto, unitariamente, con gli altri sindacati, decideremo cosa fare, se e come proseguire la mobilitazione. Tutto dipende dalle risposte dell’Esecutivo».

La strategia delle cinque sigle è sintetizzata da Massimo Di Menna (Uil Scuola) «Sono tre le questioni cruciali: la stabilizzazione dei precari, i poteri dei dirigenti scolastici, le tutele contrattuali. In assenza di risposte dal governo, e senza ulteriori modifiche in Parlamento, faremo scioperi che potrebbero coinvolgere anche gli scrutini, nel pieno rispetto della legge». In base all’accordo del 1999 che regola il conflitto nella scuola, in concomitanza con gli scrutini si possono effettuare due scioperi - che vanno proclamati con 15 giorni di preavviso -ma non si può provocare un ritardo nelle operazioni di scrutinio superiore ai 5 giorni rispetto alla scadenza programmata, mentre non è ipotizzabile alcuno slittamento dei termini per le classi che svolgono gli esami conclusivi dei cicli di istruzione (terza media, maturità, abilitazione professionale). Di Menna esclude ci possa essere un altro sciopero per l’intera giornata, come il 5 maggio: «Ci è costato 42 milioni di euro che ci piacerebbe venissero restituiti alla scuola e non possiamo chiedere altri sacrifici a professori e personale Ata».

Quanto agli scioperi dei Cobas, interessano l’8 e 9 giugno Emilia-Romagna e Molise; il 9 e il 10 Lazio e Lombardia; il 10 e l’11 Puglia, Sicilia e Trentino; l’11 e il 12 Liguria, Marche, Sardegna, Toscana, Umbria, Campania e Veneto; il 12 e il 13 Abruzzo, Basilicata, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Piemonte e Val d’Aosta; il 17 e il 18 per l’Alto Adige.

Alla Camera il voto finale è previsto per mercoledì 20 maggio; si tratta di capire cosa farà la minoranza del Pd, visto che diversi esponenti (da Gianni Cuperlo a Stefano Fassina, a Guglielmo Epifani, a Alfredo D’Attorre) hanno partecipato all’assemblea di venerdì dei sindacati che hanno il sostegno di Sel e Movimento 5 stelle. Un appello a favore del Ddl è stato lanciato da Maurizio Sacconi (Ap): «Tutta la destra liberalpopolare, tanto di maggioranza quanto di opposizione, ha il dovere di difendere la riforma della scuola dai tentativi di “spiumarla” messi in atto dalle corporazioni e dall'area conservatrice del Pd».

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