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Fisco, mediazione anche con i Comuni

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FISCO E WELFARE

Fisco, mediazione anche con i Comuni

Con il nuovo contenzioso tributario la mediazione punta a estendersi anche agli atti degli enti locali, delle dogane e a quelli di Equitalia con vizi di forma. Sulle sanzioni penali si procederà a una depenalizzazione sulla base di soglie ben definite ma non ci sarà nessuno sconto per le frodi documentali dove il reato tributario e più grave ai fini dell’evasione resterà sempre penalmente rilevante. Non solo.

Dopo la riscrittura del ruling internazionale è in arrivo anche la riforma dell’interpello, con cui contribuenti e imprese possono chiedere preventivamente all’amministrazione finanziaria la correttezza del loro comportamento fiscale. Il nuovo interpello sarà possibile: in caso di obiettiva incertezza sull’interpretazione delle norme tributarie; quando ci sono nuovi investimenti o si aderisce alla cooperative compliance; per l’applicazione della nuova disciplina sull’abuso del diritto; nella disapplicazione di norme fiscali che, per contrastare comportamenti elusivi limitano l’applicazione di agevolazioni, crediti d’imposta o deduzioni di costi. A completare il quadro ci saranno, poi, i decreti su giochi, catasto, riscossione e infine quello “cornice” su evasione ed erosione fiscale (tax expenditures).

Sono alcune delle novità a cui lavorano i tecnici di Palazzo Chigi e quelli dell’amministrazione finanziaria nel cantiere della delega fiscale. L’obiettivo, come ricordato dalla ministra per le Riforme, Maria Elena Boschi, sul Sole 24 Ore di domenica scorsa è quello di arrivare per il 20 giugno (e comunque non oltre il 27 giugno) al varo di almeno altri 7 decreti delegati. Che potrebbero diventare 8 se il Governo troverà le risorse finanziarie per sostenere l’introduzione della nuova Iri (l’imposta sul reddito dell’imprenditore) che costa circa 700 milioni e il regime per cassa per le piccole e medie imprese (altri 400 milioni). Senza coperture le due misure, fortemente richieste da Rete imprese Italia e particolarmente gradite a Palazzo Chigi, potrebbero approdare con la riforma dei regimi contabili nella prossima legge di stabilità. Ma vediamo in sintesi alcune delle principali novità in arrivo.

Partiamo dal contenzioso tributario che è tra le riforme più attese e anche tra le più delicate da gestire in questa fase. Tra le novità in arrivo spicca quella sulla mediazione tributaria. C’è chi pensa di poterla portare al di fuori delle stanze delle Entrate costituendo una sezione ad hoc e chi, invece, punta ad ampliarne l’ambito di applicazione con l’obiettivo di tagliare drasticamente il contenzioso tributario liberandolo dalle liti fino a 20mila euro. In questo senso si punta ad estendere la mediazione anche agli atti emessi da altri enti, ad esempio comuni, Dogane e ed Equitalia almeno per i vizi propri (errore nella firma, cartella senza busta ecc.). Sul fronte comuni si potrebbe così sfoltire una miriade di cause legate alla vecchia Ici, all’Imu o alle nuove Tasi e Tari.

In realtà la vera riforma fiscale contenuta nella delega è quella del catasto. Il decreto è pronto da mesi ma il governo ha preferito rimandare per agganciare la riforma all’arrivo della local tax (che è attesa nella Stabilità 2016). Con il provvedimento si metterà di fatto in moto l’intera revisione delle rendite catastali che saranno agganciate ai valori di mercato degli immobili. Sarà definito un algoritmo e l'unità catastale sarà determinata non più sui vani ma sui metri quadri.

In agenda c’è poi la riscossione. Si lavora a ridurre le funzioni che oggi sono nelle mani di Equitalia specie sulla riscossione locale. Per farlo si ipotizza la costituzione tra di un Consorzio che in nome e per conto dei comuni curerà tutte le attività di liquidazione, accertamento e riscossione volontaria delle entrate, anche tributarie, degli enti locali. A Equitalia e alle sue società potrebbe restare l’attività di riscossione coattiva delle entrate locali. Come preve–de la delega fiscale il Consorzio dovrà soddisfare le esigenze di economicità, efficienza ed efficacia dell’azione di recupero delle entrate proprie degli enti locali.

In tema di giochi degno di nota è il passaggio alla tassazione sul margine. Secondo le ultime bozze, dal 1° luglio 2015, i giochi saranno sottoposti a imposta mediante un «prelievo erariale unico» sulla base imponibile, costituita «dalla differenza tra le somme giocate e le vincite corrisposte»: il prelievo massimo sarà del 60% per le slot machine, al 50% per le Vlt, al 20% per le scommesse e i giochi a distanza e al 42% per il bingo. Rivista anche la tassa sulla fortuna. La bozza specifica che «sull’importo delle vincite fino a 500 euro conseguite dai giochi del lotto è dovuta una imposta sostitutiva di qualsiasi altro prelievo, anche tributario, nella misura del 6%». Confermato l’innalzamento della “Win tax” all’8% per Videolotteries, Lotto, SuperEnalotto e Gratta e Vinci.

Un accenno infine lo meritano evasione ed erosione fiscale su cui sono al lavoro due distinte commissioni per la stesura di uno o più decreti “taglia tasse”. Sull’evasione si punta su un rapporto al Parlamento molto più snello ma dettagliato, con l’indicazione di azioni di contrasto mirate e accompagnate da una valutazione del loro impatto. Tra le misure allo studio ci sono anche il superamento dell’imposta di bollo e la revisione delle tax expenditures. Qui si procede alla valutazione voce per voce dei possibili tagli con particolare attenzione al loro impatto macroeconomico e soprattutto politico-sociale. Dai primi studi presentati dai tecnici di Palazzo Chigi si ipotizza di poter recuperare nel 2016 non meno di 1,6 miliardi di euro. Tra i possibili tagli allo studio anche l’aggancio delle detrazioni per spese sanitarie, per badanti e per quelle veterinarie al reddito complessivo dei contribuenti. Il decreto “taglia tasse” dovrebbe fissare un termine entro cui il governo sottoporrà al Parlamento un’analisi delle agevolazioni da tagliare. E sarà poi il legislatore a decidere dove intervenire. In tempo per concludere la partita con la sessione di bilancio.