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Questo articolo è stato pubblicato il 01 giugno 2015 alle ore 06:35.

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La campagna elettorale, in Puglia, si è conclusa dando per scontata la vittoria di Michele Emiliano. L’implosione del centrodestra, lo scontro tra Silvio Berlusconi e Raffaele Fitto deflagrato nella doppia candidatura dell’ex ministra Adriana Poli Bortone, appoggiata da Fi e Lega, e del noto oncologo barese Francesco Schittulli, sostenuto dalla lista «Oltre con Fitto», dai centristi di Area popolare e da Fdi, il partito di Giorgia Meloni, ha consentito ai sondaggisti di dormire tranquilli.

L’unica incognita è stata l’aggiudicazione del secondo posto, che scontata non è mai stata e per la quale fin dall’inizio hanno corso, non solo Poli Bortone e Schittulli, ma anche la grillina Antonella Laricchia, che ha puntato soprattutto sulla bandiera del reddito di cittadinanza promettendo in caso di vittoria dai 580 ai 2.200 euro per nucleo familiare.

Un impegno potenzialmente in grado di drenare non pochi consensi, in una Regione con il tasso di disoccupazione oltre il 20%, dove un giovane su due non lavora e con un reddito procapite per abitante pari a 16.200 euro (la metà di un italiano del centro-nord) .

Ma soprattutto, a scompaginare gli equilibri, è stata la paura di una scarsa partecipazione al voto. È un timore che ha avuto anche Emiliano, tant’è che nell’imminenza della scadenza elettorale ha realizzato un video in cui invitava i pugliesi ad andare a votare perfino «per un altro candidato». Un gesto che ,se da una parte tradiva la consapevolezza della sua forza a discapito degli avversari, dall’altro manifestava la preoccupazione per una vittoria dimezzata dal dato sull’astensione.

Per questo l’ex sindaco di Bari ha battuto in lungo e in largo la Regione non risparmiandosi. Emiliano aveva bisogno di un consenso ampio che lo legittimasse. Per riuscirci doveva in primis affrancarsi dalla decennale narrazione Vendoliana e anche da Renzi. Di qui la linea dura sull’Ilva di Taranto («senza risanamento si chiude»), il «no» all’approdo a San Foca del Tap (il gasdotto transadriatico), la dura presa di posizione contro la riforma della scuola che ha reso gelidi i rapporti con il premier, ma anche l’impegno a mantenere, una volta divenuto governatore, le deleghe sulla sanità, tallone d’Achille della giunta Vendola.

Su questi temi hanno insistito anche Poli Bortone e Schittulli che tuttavia hanno preferito duellare tra loro piuttosto che contrastare Emiliano. Al punto che l’ex ministra è arrivata a ricorrere al Tar per chiedere l’annullamento della scheda elettorale (richiesta respinta) ritenendosi penalizzata dalla posizione del suo nominativo rispetto a quello di Schittulli.

Adesso che le elezioni sono alle spalle, restano i problemi: Ilva, Tap, Xilella sono emergenze su cui i pugliesi, a prescindere da chi abbiano votato, attendono una risposta dal loro nuovo governatore.

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