Storia dell'articolo
Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2015 alle ore 06:37.

My24

roma

La vittoria di Giovanni Toti in Liguria salva Silvio Berlusconi da un risultato decisamente negativo. Forza Italia è ridotta a un magro 10% e rispetto alle europee perde voti ovunque. La tenuta in Liguria (circa il 13%) non basta a cancellare il tracollo in Veneto dove non raggiunge il 6%. Così come l’ottima performance di Claudio Ricci in Umbria, che ha dato vita a un sorprendente testa a testa con la zarina del Pd Catiuscia Marini, non riesce a cancellare che anche qui, come nelle Marche e in Toscana, il partito leader del centrodestra è la Lega di Matteo Salvini. Ed è grazie alla Lega che Fi vince perché laddove il Carroccio è debole come al Sud, Fi subisce la sconfitta. È successo in Campania e si è ripetuto in Puglia dove si è consumata anche la scissione dei fittiani. Ed è certo una magra consolazione poter rivendicare un punto e mezzo in più di Fi sulla lista Oltre con Fitto (10,8 contro 9,3) quando la candidata Adriana Poli Bortone si è fermata a uno striminzito 14,4% che l’ha fatta arrivare quarta, superata dal fittiano Francesco Schittulli e dalla grillina Antonella Laricchia.

Insomma Berlusconi ha ottenuto con la vittoria di Toti quel «massaggio cardiaco» che Renzi aveva pronosticato, ma nulla di più. Non a caso non ci sono dichiarazioni trionfalistiche. Lo stesso Berlusconi ieri ha evitato di parlare ed è rimasto chiuso ad Arcore, rinunciando anche ai festeggiamenti al Quirinale per il 2 giugno ai quali aveva invece detto di voler partecipare.

«Non vedo conflitto tra noi e la Lega, ma una sana concorrenza», tenta di rassicurare Renato Brunetta. Il leit motiv tra i forzisti è che «si vince solo uniti» e anche Salvini deve quindi tenerne conto. Ma la risposta che arriva dal leader del Carrtoccio è tranchant. Dice che non c’è bisogno di «convincere Berlusconi» perché l’ex premier «è un uomo saggio che sa leggere i numeri». I due ieri si sono sentiti telefonicamente. Una telefonata breve, per condividere la vittoria di Zaia e Toti. Il difficile comincia adesso. Anche perché mentre Salvini viaggia con il vento in poppa, Berlusconi deve fare i conti con la scissione dei fittiani che gli porterà via una trentina di parlamentari e forse con quella dei verdiniani.

Una frammentazione che rende meno credibile quell’unità del centrodestra di cui Berlusconi ha annunciato di volersi fare promotore. Non a caso le dichiarazioni dei forzisti sono molto prudenti. «Qualche luce e molte ombre», ammette Maurizio Gasparri sottolineando che bisogna farla finita «con improvvisazioni e colpi di teatro». Insomma il modello da seguire è quello ligure, ripete Mariastella Gelmini.

Ma un conto è una partita regionale, altro è quella nazionale. Su temi come l’euro e l’immigrazione, la posizione della Lega è lontana da quella di Fi tant’è che a Bruxelles i leghisti stanno con Marie Le Pen mentre Fi come l’Ncd di Angelino Alfano sono nel Ppe di Angela Merkel. Non a caso proprio Alfano ieri a Porta a porta ci ha tenuto a dire che «a livello nazionale non cambia nulla». Il ministro dell’Interno rivendica la «tenuta di Ncd» che si è attestata come alle europee sul 4%. Contemporanemente però Ncd chiede a Matteo Renzi di rivedere l’Italicum, per reintrodurre il premio alla coalizione e non alla lista altrimenti - avverte Gaetano Quagliariello - «si impone una scelta» e «dovremo aprire una fase di riflessione». Parole che - sostiene Alfano - non devono essere assolutamente interpretate come un «aut aut» a Renzi. Una precisazione necessaria anche perché Nunzia De Girolamo, ormai prossima all’uscita da Ncd, è tornata a chiedere la fine dell’alleanza di governo. È chiaro che la frammentazione del centrodestra rischia con l’Italicum di diventare una condanna alla sconfitta a meno di non volersi sottomettere a Salvini. «Nessuno deve nascondersi dietro un dito, nel centrodestra si deve aprire una discussione schietta sui programmi, se davvero si vuole lavorare tutti insieme a costruire una leadership vincente.

Se invece - avverte il forzista Osvaldo Napoli - si parte dall’aritmetica del voto regionale per stabilire chi farà il leader e si lasciano indietro i programmi, allora le cose si complicano». Berlusconi per il momento sembra intenzionato a non fare rivoluzioni. Il Cavaliere in campagna elettorale ha aperto alle primarie nel centrodestra per individuare il futuro leader ma sia pure a «bordo campo» non intende farsi da parte. Anche perché continua a ripetere che «se Salvini vuole riportare la Lega al governo e battere Renzi deve fare i conti con noi altrimenti non va da nessuna parte».

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Commenta la notizia