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Questo articolo è stato pubblicato il 02 giugno 2015 alle ore 06:37.

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ROMA

Messi da parte i toni trionfalistici della notte del voto la prova nelle Regioni– sorride a Beppe Grillo. Non è certamente il boom delle Politiche eppure il M5S porta a casa un bottino rotondo a due cifre, ovunque. E il dato inequivocabile è la conferma come secondo partito del Paese. Talora i risultati possono apparire sorprendenti, una volta di più se si considera la sostanziale distanza mantenuta dal leader nelle varie fasi della campagna elettorale, finale compreso. Un caso esemplare è la Puglia. Dove Michele Emiliano, il candidato del centrosinistra, stravince e non attesa dopo di lui a piazzarsi è la grillina Antonella Laricchia, 310.304 voti e il 18,42%. O ancora le Marche, nelle quali il democratico Luca Ceriscioli festeggia l’elezione a presidente ma al secondo posto vola l’esponente pentastellato Gianni Maggi, forte del 21,8% dei consensi.

Non è tuttavia tutto oro quel che luce. Perché il morbo dell’astensionismo che continua a colpire in lungo e largo non ha risparmiato neppure la formazione che maggiormente si era distinta nella guerra senza quartiere all’establishment. I voti assoluti seguono una curva discendente per gli stessi grillini: in Liguria, la brillante affermazione di Alice Salvatore (24,83% per mentre la lista M5S si è fermata al 22,28) è stata ottenuta con 163mila voti; ma alle Politiche erano stati 300mila gli elettori, alle Europee poco più di 200mila. Stessa tendenza nel Veneto: dai quasi 800mila delle nazionali a poco meno di mezzo milione (il 19%) alle europee; Jacopo Berti, il candidato stellato, si è fermato a 262mila voti, pari all’11,87%: segno che oltre alle astensioni anche la Lega ha recuperato al M5S voti che Grillo aveva strappato in precedenza. Secondo alcune rilevazioni effettuate nelle ultime ore il calo complessivo è di circa il 60% rispetto all’exploit delle Politiche del 2013 ma anche rispetto alle Europee del 2014 (-40,4%), quando già si era fatto registrare un discreto arretramento. In numeri questa variazione si traduce in una contrazione di voti pari a (-1.956.613) rispetto alle Politiche e -893.541 rispetto alle Europee.

Grillo comunque esulta e non è il solo. «Il M5S è la seconda, quasi la prima, forza del Paese. Andiamo avanti, andremo sempre meglio». Per Luigi Di Maio, uomo influente nel direttorio diventato mano a mano cardine della strategia di costruzione del consenso, il M5S è «forza di Governo». Parla invece di «tsunami inarrestabile» Roberta Lombardi. L’ex comico vuole anche spegnere le voci sul ruolo presente e futuro dei fondatori. «Io sarò sempre presente assieme a Casaleggio», dice, ringraziando i suoi per la tenacia di cui hanno dato prova. «È stata una campagna straordinaria fatta prevalentemente dai parlamentari sempre in mezzo alla gente. Più di così non potevamo fare». Sul Pd la chiave scelta per attaccare è l’ironia. «Quello che mi ha scioccato è questo passare del Pd dal 41% delle Europee alle percentuali di adesso». La colpa, aggiunge, è di Renzi, una «marionetta» che «ora va in Afghanistan» ma «ha avuto quel che meritava». «Il prossimo ringraziamento sarà alle politiche con il tacchino del Pd nel forno».

L’obiettivo di radicarsi si può considerare a ogni modo raggiunto: «Non eravamo in queste sette regioni, ora ci siamo. Non possiamo che essere contenti». Al momento nessun accordo con i partiti che hanno vinto si vede all’orizzonte, dal momento che la rotta rimane puntata sul no a «inciuci, accordi, assessorati». Al limite si prenderà in considerazione solo l’appoggio a misure che sono anche nel programma del M5S, e del resto l’aria che tira già si capisce: al governatore dem della Puglia che offre ai Cinque Stelle un assessorato all’Ambiente ha risposto picche Antonella Laricchia. All’insistenza ribatte che entrare «in una giunta Pd vuol dire non poter fare quello che vogliamo fare. E poi vorrei far notare come il primo discorso di Emiliano sia già sulla spartizione delle poltrone mentre in campagna elettorale aveva promesso di scegliere gli assessori con le primarie». Un muro contro ogni ipotizzata possibilità di ingresso formale in maggioranza con altri viene costruito anche dalla candidata campana Valeria Ciarambino. «Collaborare con De Luca? No, nella maniera più assoluta. Ha governato a Salerno come uno sceriffo e ha definito i movimenti civici come il danno più grave». D’altronde nei suoi confronti il M5S campano aveva presentato prima del voto un esposto alla Procura della Repubblica di Salerno e indirizzato anche al Consiglio dei ministri e al responsabile dell’Interno, con allegato, un dossier contenente tutta la situazione giudiziaria di Vincenzo De Luca.

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