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Questo articolo è stato pubblicato il 06 giugno 2015 alle ore 08:12.

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Una «stecca» da 400mila euro. Il finanziamento di Mafia Capitale all’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, e al suo fidato Marco Visconti, ex assessore capitolino all’Ambiente, serviva per sostenere le campagne elettorali. Una presunta forma di corruzione per consentire alle coop di Salvatore Buzzi, «braccio imprenditoriale» del boss Massimo Carminati, di fare man bassa di appalti con Ama.

Questo c’è alla base dell’accusa dalla Procura di Roma su Visconti, iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di corruzione. Un’ipotesi che nasce dalle dichiarazioni di Franco Panzironi, ex amministratore di Ama, sodale dell’organizzazione mafiosa. L’ex “deus ex machina” della società pubblica ha fatto rivelazioni importanti al procuratore capo Giuseppe Pignatone e all’aggiunto Michele Prestipino, che coordinano il lavoro dei carabinieri del Ros Lazio, al comando del colonnello Stefano Russo.

Un caso è quello che riguarda proprio Visconti, indagato con altri 20, tra i quali c’è anche Salvatore Nucera «alter ego» dell’ex capogruppo Pd al comune di Roma, Francesco D’Ausilio «corrotto» da Buzzi . In tre diversi interrogatori, Panzironi ha vuotato il sacco. La Procura riassume il verbale dell’ex funzionario: «Nella sua qualità di presidente di Multiservizi (Ama, ndr) si era recato presso l’assessorato dell’Ambiente per riunioni con Visconti, e gli altri operatori tra i quali, alcune volte, Buzzi. In uno di questi incontri, verso la fine del mese di settembre del 2012, il citato assessore lo aveva chiamato e in forma riservata gli aveva detto che Buzzi era interessato a contribuire per le campagne elettorali del sindaco Alemanno e di Visconti medesimo con una cifra complessiva di 400mila euro, da dividersi tra Alemanno e Visconti». In particolare, «A Visconti i soldi dovevano arrivare in contanti, in ragione del fatto che si sentiva attenzionato da organi investigativi. I soldi Buzzi li avrebbe portati in Fondazione, dove poi Visconti sarebbe passato a prenderli. Effettivamente, nel 2013 avvennero tali consegne, circa 10, probabilmente 9 in vista delle elezioni regionali, 1 in vista delle elezioni comunali. La prima volta Buzzi gli aveva detto che nel plico che gli consegnava vi erano 15mila euro. La dinamica della consegna a Visconti era sempre identica. Veniva Buzzi a volte in Fondazione Nuova Italia e a volte la Fondazione De Gasperi, consegnava i plichi contenenti il denaro».

I finanziamenti, dunque, sarebbero serviti anche per le elezioni regionali. E non è un caso, probabilmente, che lo stesso Buzzi siede alla «tavola» di una presunta spartizione politica degli appalti. In particolare, la vicenda è legata alla commessa da 90 milioni di euro (con ricavi di 60milioni) del Recup, il piano di Prenotazioni prestazioni sanitarie della Regione Lazio. Maurizio Venafro, ex capo di gabinetto del governatore Nicola Zingaretti, indagato nel procedimento, sarebbe stato una sorta di garante della spartizione politica. Spartizione ben raccontata in una telefonata tra Buzzi e il suo collaboratore Emilio Gammuto, in cui si parla della contrapposizione di Maurizio Marotta, legale rappresentante della Capodarco, che fino ad allora aveva gestito il Recup. «Allora – dice – praticamente noi c’avevamo sui centri di prenotazione della Asl un lavoro da 2 milioni di euro….è uscita la gara regionale, dove Marotta Capodarco c’avevano da difendere il 60-70% del fatturato che facevano. Gli abbiamo detto (a Marotta, ndr) “scusa ce la facciamo insieme, ce li lasci 2 milioni a noi?”…dice: “Ah, no” (…) e non ce l’ha voluto lasciare, allora io ho chiamato Massimo che è andato da Gramazio, siccome lì è una gara a 4 lotti, 1 è dell’opposizione (…) e noi abbiamo preso pure l'opposizione e quindi eravamo sul quarto lotto…era un lotto per primo…il Cns…l’accordo…che lo davano a Marotta, il secondo a Manutencoop Bologna, il terzo sempre a Marotta, quindi ne pigliava due e il quarto a noi…allora ha fatto fuoco e fiamme è andato a parlà a Gramazio che li voleva tutti e quattro». Tuttavia, stando a Buzzi, Manutencoop, legata alla sinistra, sbaglia la documentazione. La sua domanda non può essere ammessa per il servizio Recup. Così Buzzi afferma di essere andato a una cena «con questi della commissione (che avrebbero deciso sulla gara del Recup, ndr)» i quali avrebbero riferito che «guarda che questi (Manutencoop, ndr) hanno sbagliato, quindi non possiamo fargli vincere», quindi, avrebbero detto «se ne libera uno (di lotto, ndr)». Buzzi, quindi, afferma di aver specificato ai componente della commissione «che faccio vado da Gramazio?». Ma la risposta sarebbe stata «no», perché l'appalto era della sinistra, «devi andare da Zingaretti».

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Gli altri indagati

Dalle carte dell’inchiesta romana su Mafia Capitale, dopo la tornata dei 44 arresti di giovedì risulta che tra i 21 nuovi indagati (persone fisiche e società) oltre all'ex assessore Visconti ci sono anche Calogero Salvatore Nucera, ex capo segreteria di Francesco D’Ausilio quando era capogruppo del Pd in Campidoglio e Maurizio Venafro, capo di gabinetto del governatore Nicola Zingaretti, che si era già dimesso a marzo. Indagato anche Antonio Pulcini, costruttore e padre di Daniele agli arresti domiciliari, Patrizia Cologgi, ex capo del dipartimento della protezione civile comunale. Avvisi di garanzia anche a Clelia Logorelli, responsabile parchi e giardini di Eur Spa, Mirella Di Giovine, ex direttore del dipartimento Patrimonio del Campidoglio, Maurizio Marotta, presidente della cooperativa Capodarco. E ancora Fabrizio Amore, Ettore Lara, Gabriella Errico, Silvio Pranio, imprenditore alberghiero impegnato nelle strutture di accoglienza dei migranti

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