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Questo articolo è stato pubblicato il 16 giugno 2015 alle ore 06:57.

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Palermo

«Filotto 5 Stelle. Fantastico signori! L’onestà sta tornando di moda. Ed è solo l’inizio! Fatelo sapere a tutti». Beppe Grillo affida al suo blog e di rimando a Facebook il commento su questa tornata elettorale. Gongola, è chiaro, ma ha certo buoni motivi per farlo: nei cinque ballottaggi in cui erano presenti i grillini hanno vinto dappertutto. Ma sono le due vittorie siciliane ad avere, per il movimento di Grillo, un significato speciale: si tratta di Augusta (Siracusa) dove la pentastellata Maria Concetta Di Pietro ha battuto Domenico Paci (liste civiche) e soprattutto Gela (Caltanissetta), la città del governatore Rosario Crocetta che ne è stato sindaco per parecchi anni, dove il candidato dei Cinque stelle Domenico Messinese con il 65% dei consensi ha battuto il sindaco uscente Angelo Fasulo, esponente del Pd. Così, in una regione in cui al secondo turno si è recato a votare il 49,9% degli aventi diritto con un calo di 16 punti rispetto alla prima tornata elettorale, il Movimento Cinque Stelle (che già governa a Ragusa e Bagheria) conquista i municipi di due città che sono il simbolo industriale della Sicilia: Augusta nel cui territorio si trova il porto commerciale che è importante hub petrolifero e condivide con Priolo e Melilli gli insediamenti del polo petrolchimico e energetico siracusano; Gela che dipende quasi esclusivamente dall’Eni e dalle sue attività storicamente presenti in quel territorio.

La vittoria di Gela, poi, assume per il Movimento Cinque stelle un significato politico rilevante anche ai fini del governo della Regione. Basta sentire le parole di Giancarlo Cancellieri, già candidato alla presidenza della Regione e sfidante di Crocetta: «Gela libera! Adesso Crocetta faccia l’unica cosa per cui varrà la pena ricordarlo: si dimetta» scrive su Twitter e aggiunge: «Siamo pronti per Palazzo D’Orleans» che è appunto la sede della Presidenza della Regione. Mentre Luigi Di Maio ai microfoni di Radio 24 prova a rintuzzare le accuse di aver incassato a Gela anche i voti del centrodestra: «Le alleanze significa: tu mi dai qualcosa io ti do qualcosa. Noi non diamo niente a nessuno, l’abbiamo sempre dimostrato. Quindi ci possono accusare di quello che vogliono». Più istituzionale la reazione del governatore siciliano: «Faccio gli auguri al nuovo sindaco - dice Crocetta - col quale la Regione collaborerà, perché i risultati si rispettano. Sapevamo di perdere, ma abbiamo combattuto; per qualunque sindaco uscente sarebbe stato difficile, Gela soffre la crisi più profonda del Dopoguerra». È certo che qualcosa sta cambiando nell’elettorato siciliano se anche un ras del consenso come l’ex senatore Pd Vladimiro Crisafulli in corsa a Enna, uno che si vantava di vincere anche con il «sorteggio», ha perso il confronto con Maurizio Dipietro sostenuto da liste civiche.

Ed è altrettanto chiaro che il «filotto» ha galvanizzato i grillini che ora puntano su Roma: ieri hanno manifestato per chiedere le dimissioni di Ignazio Marino. Significative, tra le tante, le parole del deputato Alessandro Di Battista: «La nostra rivoluzione è lenta ma inesorabile».

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