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Questo articolo è stato pubblicato il 17 giugno 2015 alle ore 06:36.

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ROMA

Nuovo stop per la riforma della scuola: il dietrofront che era nell’aria da alcuni giorni, è stato formalizzato ieri sera dal premier Renzi che ha chiamato in causa i «tremila emendamenti in commissione» Istruzione al Senato, per spiegare che «i 100mila insegnanti non si assumono entro l’anno», ed aprire al confronto perchè «se tutto il mondo della scuola è in rivolta bisognerà discutere», e «le assunzioni si faranno per l’anno prossimo». L’appuntamento è per l’inizio di luglio, quando verrà organizzata la conferenza sulla scuola; Renzi fa sapere che ascolterà tutti, «dai sindacati alle famiglie per un giorno e dopo si decide».

È la seconda volta che il governo innesca la retromarcia sulla scuola; già lo scorso marzo Renzi rinunciò a fare le assunzioni per decreto legge, optando per un disegno di legge organico di riforma dell’istruzione (addirittura il documento programmatico «La Buona Scuola» risale a settembre 2014). Che la decisione di rinviare fosse imminente si era capito già nel primo pomeriggio quando la commissione Istruzione del Senato, presieduta da Andrea Marcucci (Pd), è stata sconvocata (ufficialmente su richiesta del gruppo di Ap, che doveva tenere la propria assemblea). I tempi supplementari serviranno per sfoltire gli emendamenti e trovare una soluzione ai nodi principali sul tappeto: il piano assunzioni, i poteri dei dirigenti scolastici, la valutazione dei docenti, il rapporto scuola-impresa.

Fonti del Miur sottolineano che a settembre si possono comunque fare le assunzioni per coprire il turn-over e per completare la terza tranche di immissioni in ruolo di insegnanti di sostegno prevista dal decreto Carrozza (in totale circa 40mila assunzioni), resterebbero quindi fuori i docenti aggiuntivi dell’autonomia. Il ministro Stefania Giannini ha commentato dai microfoni di Radio 24: «il premier Renzi ha richiamato il Parlamento al realismo». La scelta di promuovere una conferenza nazionale aperta a tutto il mondo della scuola «credo sia la soluzione giusta per trovare definitivamente l’equilibrio necessario a questo provvedimento tanto discusso quanto atteso per la portata dell’investimento messo in campo dal governo», ha aggiunto la responsabile Scuola del Pd, e relatrice del Ddl, Francesca Puglisi.

I sindacati si riuniranno per valutare unitariamente le decisioni del governo, ma intanto proseguono le mobilitazioni ed oggi pomeriggio terranno un’assemblea al Pantheon con parlamentari e costituzionalisti. La leader della Cgil, Susanna Camusso considera la scelta del premier una «ritorsione», lo slittamento delle assunzioni dei precari è un’«operazione vendicativa». Critico anche il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo: «L’avevamo previsto - spiega - con un Ddl non sarebbe stato possibile concretizzare le assunzioni dei precari. Avevamo chiesto un decreto che, volendo, ancora si potrebbe fare». Diversa la posizione del segretario della Cisl Scuola, Francesco Scrima che considera un «atto di buon senso la scelta di fermarsi», se «serve per un supplemento di confronto sui problemi aperti come la stabilizzazione di migliaia di precari rimasti fuori dal piano d’assunzioni, i superpoteri del preside, la valutazione degli insegnanti che è inaccettabile sia fatta da commissione con studenti e genitori, le tutele contrattuali». Sempre tra le categorie, per Domenico Pantaleo (Slc-Cgil) «Renzi ha preso atto di non avere il consenso fuori e dentro la scuola», adesso «serve un decreto legge per le assunzioni, con un piano di stabilizzazione dei precari, per arrivare nel 2016 ad una riforma condivisa». Quanto ai contraccolpi sulle assunzioni, per Massimo Di Menna (Uilscuola) «se per gli insegnanti di ruolo che devono ricoprire una cattedra l’assunzione non effettuata entro il 31 agosto inevitabilmente slitta di un anno», questo principio «non può valere per i circa 50mila insegnanti che rappresentano l’organico aggiuntivo che potrebbero essere assunti anche qualche mese dopo. A questi si aggiungono 40 mila insegnanti da assumere per effetto del turn over».

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