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Questo articolo è stato pubblicato il 19 giugno 2015 alle ore 06:37.

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ROMA

La relazione di accesso agli atti del Comune di Roma, consegnata al termine di sei mesi di lavoro dal prefetto Marilisa Magno al collega Franco Gabrielli, è un documento esplosivo. Le conclusioni, cioè l’indicazione di una richiesta di scioglimento del Campidoglio per infiltrazione mafiosa o per grave e ripetuta violazione di legge, non ci sono.

C’è però - e non poteva non esserci - l’invito a valutare l’ipotesi di scioglimento del Comune: se non per infiltrazione mafiosa quantomeno per gravi e ripetute violazioni di legge.La commissione prefettizia, tuttavia, non ha potere di decidere. Sarà Gabrielli, prefetto di Roma, a dare un proprio parere al ministro dell’Interno, Angelino Alfano: dirà, in sostanza, se è il caso o no di andare allo scioglimento, motivazioni comprese. Poi la valutazione finale sarà tutta politica, decisa in Consiglio dei ministri. Sempre che la sorte del comune di Roma non abbia prima altri traumi.

Certo è che le evidenze emerse nelle mille pagine del documento della commissione prefettizia, in due volumi, con dicitura «riservato» e chiuso in cassaforte da Gabrielli, sono pesantissime. Marilisa Magno, insieme ai suoi collaboratori - un viceprefetto, un dirigente dell’Economia e un nucleo di ufficiali Gdf, Arma e Polizia di Stato - trova la strada tracciata dall’ordinanza di custodia cautelare di milleduecento pagine di dicembre: Mafia capitale.

Così l’ispezione al Comune riguarda, soprattutto, i settori dell’ambiente, dell’intervento sociale e del patrimonio: quelli, appunto, scandagliati dall’inchiesta della procura condotta da Giuseppe Pignatone e i Ros dell’Arma. L’accesso agli atti setaccia in lungo e in largo la documentazione amministrativa collegata. E trova di tutto. La direttiva del dipartimento Ambiente, scritta dal dirigente Gaetano Altamura - agli arresti domiciliari con la seconda tornata di Mafia capitale - sugli appalti da assegnare con il criterio dell’offerta economica più vantaggiosa. I legami tra Altamura e Salvatore Buzzi, il ras delle cooperative e il braccio imprenditoriale di Massimo Carminati, acclarati a più riprese nelle due ordinanze. Il fatto grave sul piano amministrativo è che la direttiva Altamura viene poi approvata dalla giunta comunale guidata da Ignazio Marino.

Altrettanto grave è un profilo mafioso specifico: i legami tra Buzzi e Giovanni Campennì, che per il Ros guidato da Mario Parente è «legato da vincoli parentali a sodali dell’organizzazione ’ndranghetista facente capo alla famiglia Mancuso di Limbadi». Campennì subentra in un subappalto per le pulizie del mercato Esquilino allo stesso Buzzi in continuità di rapporti con il Campidoglio nel cambio tra la giunta di Gianni Alemanno e quella di Marino. C’è poco da discutere, qui si tratta di mafia: nell’ottica dell’ispezione prefettizia, secondo manuale, è un segno potenziale di infiltrazione - se non perfino potere di condizionamento - nell’amministrazione locale.

Ai commissari guidati da Marilisa Magno poi non può sfuggire la vicenda di Gabriella Acerbi, dirigente integerrima del dipartimento Politiche sociali: Buzzi fa fuoco e fiamme per la sua rimozione e l’ottiene anche se non riesce a piazzare al suo posto Italo Politano, arrestato con la seconda tornata dell’inchiesta. E ancora, salta all’occhio la figura di Erica Battaglia, presidente della commissione Affari sociali e dipendente di una delle coop di Buzzi. O quella di Luca Giansanti, capogruppo della lista Marino, in aspettativa non retribuita dal 2013 di Cns, il consorzio nazionale servizi, società coop legata a Buzzi.

Ieri il prefetto Gabrielli in audizione alla commissione d’indagine sull’accoglienza immigrati ha detto che «Mafia Capitale ha azzoppato gran parte della cooperazione sociale a Roma. Ma non tutto ciò che dice Buzzi è sacro». Si parla di immigrazione, ma il tema si intreccia per forza con quello di Mafia Capitale, come mercoledì per l’audizione del procuratore di Roma Giuseppe Pignatone. Gabrielli ha anche aggiunto: «Siamo in contatto con l’Autorità anticorruzione (Anac) per la situazione della cooperativa La Cascina (coinvolta nella seconda ordinanza di Mafia capitale, n.d.r.) e stiamo valutando il commissariamento e l’interdittiva antimafia».

L’esito finale delle mille pagine della commissione Magno è tutto da vedere. Ma c’è da scommettere che alla fine il Comune di Roma si scioglierà per le dimissioni della maggioranza dei consiglieri comunali.

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