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Questo articolo è stato pubblicato il 23 giugno 2015 alle ore 06:36.

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ROMA

La flat tax della Lega si materializza alla Camera. Con una proposta di legge depositata il 12 giugno scorso e sottoscritta dal gruppo della Lega (primo firmatario il capogruppo a Montecitorio, Massimiliano Fedriga), viene rilanciato il drastico taglio delle tasse sia per i cittadini che per le imprese. E questo con un’aliquota unica del 15% studiata per salvaguardare le fasce più deboli, garantire la tenuta dei conti pubblici e rispettare i principi di progressività fissati dalla Costituzione.

Progressività che sarà assicurata da una deduzione fissa di 3mila euro per ogni contribuente o carico familiare. Nessuno sconto comunque per chi ha redditi superiori a 50mila euro. In sostanza secondo l’articolo 1 della proposta leghista avranno diritto alla deduzione da 3mila euro tutti i membri del nucleo con reddito familiare da 0 a 35mila euro, mentre lo sconto spetterà solo per familiari a carico se il reddito del nucleo va da 35mila a 50mila euro. Oltre questa soglia la deduzione non spetta.

Nessun dubbio per la Lega, non solo sull’efficacia di un taglio della pressione fiscale in grado di riattivare rapidamente l’economia e dare ossigeno ai consumi , ma anche sul più delicato tema delle risorse finanziare necessarie a introdurre in Italia la flat tax al 15 per cento. Secondo la Lega servirebbero 40 miliardi di euro che potrebbero essere compensati (in circa due anni) da un aumento della base imponibile frutto dell’uscita dal nero incentivata proprio da una «minore e più semplice aliquota impositiva» e da un «forte inasprimento delle sanzioni».

Con un emersione del 40% del sommerso (circa 400 miliardi complessivi) si avrebbe una base imponibile di 160 miliardi a cui applicare l’aliquota del 15% e garantire così all’Erario un gettito di almeno 20 miliardi. A questi si dovranno aggiungere altri 10 miliardi sotto la voce Iva e accise e frutto della nuova spinta ai consumi. Per ulteriori risorse la Lega mette nel mirino anche i prodotti fabbricati e venduti in Italia dai cinesi senza dazio al 10% e Iva al 22%, così come il «business miliardario tollerato e in nero» dei venditori ambulanti di ombrelli. Per il primo anno di applicazione della tassa unica al 15% i 60 miliardi necessari, secondo il piano della Lega, potranno arrivare dalla rottamazione dei ruoli di Equitalia a con una «definizione a “saldo e stralcio” » delle posizioni di almeno 1,6 milioni di contribuenti «incagliati» con l’agente pubblico della riscossione. Si va da un minimo del 6% nei casi di contribuenti in grave difficoltà fino al 25% del dovuto per tutti gli altri.

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