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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2015 alle ore 06:37.

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Nessuna sorpresa dell’ultimo minuto. L’assemblea del Comune di Roma ha approvato ieri la mozione che ufficializza la candidatura della capitale per le Olimpiadi 2024. Nonostante i tentativi di raggiungere l’unanimità per dare un segnale di compattezza al Comitato olimpico internazionale, hanno votato contro, come annunciato nei giorni scorsi, in 6: i 4 consiglieri grillini, Marco Pomarici (Noi con Salvini) e Riccardo Magi (radicale eletto con la lista civica Marino). I sì sono stati 39 (anche se il voto di Roberto Cantiani, Ncd, non è stato registrato dal sistema elettronico). Oltre al sì compatto della maggioranza, in primis Pd e Sel, sono arrivati anche 10 via libera dall’opposizione, tra cui Fi, Fdi, Ncd e l’ex sindaco Gianni Alemanno.

Con il voto di ieri si è compiuto il secondo grande passo – il primo c’è stato il 15 dicembre 2014, quando il premier Matteo Renzi ha dato l’ok alla candidatura – che dovrà portare il Coni ad ufficializzare la candidatura al Cio (la scadenza è il 15 settembre 2015). Giovedì, al Consiglio nazionale del Coni, che si terrà all’Expo di Milano, il sindaco Marino presenterà formalmente la lettera con candidatura. Il Comitato promotore guidato da Luca Cordero di Montezemolo sta già lavorando al progetto, che dovrebbe essere presentato tra un anno: entro gennaio 2017 dovrà essere inviata tutta la documentazione e a settembre 2017 ci sarà l’annuncio della città vincitrice.

Eppure il raggiungimento dell’ampia maggioranza in assembleare, nella serata di mercoledì era sembrato tornare in discussione. Gli esponenti del centrodestra avevano messo in dubbio la loro votazione a favore, pretendendo scuse formali dal sindaco per la frase pronunciata alla festa dell’Unità («la destra torni nelle fogne»). Frase, peraltro, che ha suscitato malumori anche nel Pd, soprattutto tra i renziani. Da qui il lavoro nel Pd per convincere il sindaco a dare un segnale. In mattinata è prima arrivata una nota del primo cittadino con l’appello per il sì alla mozione, «ai romani onesti e a tutte le forze politiche, di centrodestra e di centrosinistra». Poi, nel suo intervento durante la seduta, le scuse formali: rivolto al centrodestra, ha detto, «quella espressione non la udiranno mai più dalla mia voce perché se nella nostra città c’è del male, c’è anche tanto bene nella destra e nella sinistra». A questo punto il sì del centrodestra è venuto di conseguenza. Sono restati i no dei 5 Stelle (Beppe Grillo ha detto ieri che i giochi a Roma sono «una manna per Mafia Capitale») e del consigliere vicino a Salvini (è una «scelta folle» ha detto il leader della Lega). Magi, dei radicali ma eletto con la maggioranza, ha motivato così il suo no: «Le sfide olimpiche sono trasparenza, legalità, efficientamento dei servizi amministrativi». L’ampia maggioranza ottenuta ha comunque permesso a Fabrizio Panecaldo, capogruppo Pd, di dire «il sogno di Roma olimpica avanza».

Ma davanti a Roma ci sono due scogli di non poco conto: la concorrenza delle altre città e la necessità di presentare un progetto credibile. Sul primo fronte, sono per ora in corsa Parigi, Amburgo, Boston e Budapest. Ma è la capitale francese la concorrente più temibile: ha già presentato un budget di 6 miliardi, ha infrastrutture di primo livello e ha un appeal in grado di affascinare i delegati del Cio. Ci sarà poi da presentare il progetto di Roma, con la speranza che l’impatto negativo di Mafia Capitale sia limitato (ieri il sindaco ha parlato di una «sfida che va colta con trasparenza e legalità»). Il comitato promotore ha già iniziato a lavorare al progetto. Di certo non conterrà quell’investimento da 12,7 miliardi previsto dal piano per la candidatura dei Giochi 2020, poi accantonata dopo il no del governo Monti nel 2012. Si parla già di olimpiadi low cost, sfruttando al massimo gli impianti già esistenti: dallo Stadio Olimpico allo Stadio del Nuoto. Senza contare che le nuove regole del Cio consentono di spostare le fasi preliminari in altre città vicine (si parla di Milano, Napoli, Firenze e la Sardegna). Di sicuro, Roma dovrà costruire il villaggio olimpico (probabilmente nella zona Nord). Altro punto a favore di Roma è la quasi concomitanza con il Giubileo del 2025, e quindi molte opere si inseriranno all’interno dei progetti per questo evento. Alla fine la spesa potrebbe essere di 4 miliardi, con l’aggiunta degli 1,5 che verranno comunque dal Cio. Il ritorno economico per l’Italia non è da trascurare: le prime stime parlano di un punto di Pil in più, un ritorno di 2,2 euro per ogni euro investito e 23mila posti in più a Roma nell’anno della manifestazione. Sempre a Roma potrebbero arrivare più di due milioni di turisti.

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