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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2015 alle ore 06:36.

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ROMA

Clandestini da rimpatriare: il segnale occorre darlo, al più presto. La linea del governo, fino al premier Matteo Renzi, trova consensi ed è ormai consolidata. È un segno per scoraggiare il flusso degli esodi, ammesso che ci riesca.

Ne ha parlato il premier ieri nella riunione a palazzo Chigi con Regioni e Comuni, insieme al ministro dell’Interno Angelino Alfano, dove i toni sono stati molto più pacati e concilianti delle successive dichiarazioni alla stampa.

Ci sono due percorsi esecutivi su un piano di rimpatri per i cosiddetti migranti economici. Quello nazionale, seguito dal ministero dell’Interno e in particolare il dipartimento Ps, diretto da Alessandro Pansa. E un piano europeo, coordinato e integrato da una serie di intese con gli stati di origine. Dall’Italia si stanno studiando modi e tempi per intensificare di nuovo una procedura ridimensionatasi negli ultimi anni per diversi motivi: indicazioni politiche, limiti nella disponibilità delle risorse umane e, soprattutto, finanziarie. Ma ora al Viminale non ci sono dubbi sul fatto che bisogna lanciare di nuovo un messaggio simbolico. Serve anche a dimostrare all’Europa che le procedure di polizia sono in pieno regime. Intanto oggi a Catania ci sarà il direttore di Frontex, Fabrice Leggeri. Una visita di non poco conto: Leggeri, infatti, visiterà l’ufficio Frontex-Eurtf-European regional taske force.

Nel capoluogo siciliano, insomma, nasce una struttura che dovrà coordinare con la massima efficacia possibile tutte le operazioni nel canale di Sicilia. Dove, va ricordato, gli attori sono ormai molti: Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Guardia costiera, Marina militare, più qualunque unità in mare, civile o militare, destinata agli obblighi di soccorso. A queste presenze vanno aggiunte quelle interforze che costituiscono l’operazion europea “Mare sicuro” e le attività delle agenzie europee: Frontex, Europol, Easo ed Eurojust. Molti attori, molte attività da coordinare: il soccorso ma anche l’immigrazione irregolare da contrastare; l’accoglienza dei richiedenti asilo e le procedure di identificazione e foto-segnalamento. Senza contare l’attività di polizia rivolta a lottare contro i trafficanti di esseri umani. Su questo scenario complesso l’Europa pretende una sorta di presenza-controllo sull’Italia, da realizzare in particolare con i funzionari Easo (l’ufficio europeo per il sostegno all’asilo) che saranno presenti negli hot-spot, i punti di primo sbarco. L’Italia fa buon viso a cattivo gioco, per ora.

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