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Questo articolo è stato pubblicato il 01 luglio 2015 alle ore 06:38.

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MILANO

Dieci milioni di euro per comprare il silenzio di Ruby e di una trentina di ragazze del “bunga bunga”. È una cifra salata quella che, secondo la procura di Milano, Silvio Berlusconi avrebbe versato a Karima El-Marhoug e alle “olgettine” delle cene eleganti di Arcore per “addomesticare” le loro testimonianze nei due processi che hanno visto imputati l’ex premier, Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti. Ieri il procuratore aggiunto Pietro Forno e i pm Tiziana Siciliano e Luca Gaglio hanno inviato l’avviso di chiusura delle indagini a Berlusconi e ad altri 33 indagati che rispondono a vario titolo di falsa testimonianza e di corruzione in atti giudiziari. Tra gli accusati anche la funzionaria della questura di Milano, Giorgia Iafrate. Le posizioni degli avvocati di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, sono state invece stralciate e vanno verso l’archiviazione. Il leader di Forza Italia, assolto definitivamente dall’accusa di concussione e prostituzione minorile, rischia adesso di subire un nuovo processo scaturito proprio dai fatti dai quali è stato prosciolto dalla Cassazione. «Un altro tentativo della procura di Milano - ha scritto ieri Berlusconi in una nota - di costruire contro di me delle accuse basate sul nulla. Confido nell’imparzialità e nel buon senso dei magistrati giudicanti, che già mi hanno assolto per le stesse vicende con formula piena».

Secondo i pm, Berlusconi avrebbe continuato a pagare le ragazze «fino a marzo scorso» ma i versamenti potrebbero essere andati avanti «fino a ieri», hanno precisato i magistrati nel corso di una conferenza stampa. La fetta più consistente del denaro, 7 milioni di euro, sarebbe stata «promessa» a Ruby, che nella testimonianza al processo contro Fede, Mora e Minetti (condannati anche in appello) ha negato di avere avuto rapporti sessuali con Berlusconi. I magistrati non hanno trovano nessun bonifico del leader di Fi sui conti bancari di Ruby ma le prove raccolte nel corso delle indagini indicherebbero che i soldi sarebbero arrivati alla giovane marocchina per il tramite del suo ex avvocato Luca Giuliante, definito dagli inquirenti «una sorta di amministratore di Ruby che gestiva i trasferimenti di denaro tra Berlusconi e Karima». Sempre secondo i pm, due milioni di euro versati dal leader di Fi sarebbero stati investiti a Dubai, altri due milioni sarebbero finiti nella disponibilità dell’ex fidanzato Luca Risso, che li avrebbe reinvestiti in Messico: nel ristorante Casa Sofia a Playa del Carmen, in un pastificio e in appartamenti da affittare nella località turistica messicana. Proprio per questo motivo Risso è accusato di riciclaggio.

Uno degli ex avvocati di Ruby, Egidio Verzini, nella testimonianza resa ai magistrati ha parlato di versamenti effettuati da Berlusconi direttamente in Messico. Verzini era stato il legale di Ruby tra il giugno e il luglio 2011 e aveva convinto la ragazza a costituirsi parte civile contro Berlusconi, ma l’istanza non venne mai presentata in dibattimento e Verzini rinunciò all’incarico. Il legale ha raccontato ai pm che Ruby gli aveva rivelato di aver ricevuto 7 milioni di euro da Berlusconi direttamente in Messico. Ma gli inquirenti non hanno potuto verificare il presunto versamento perché il paese non ha ancora risposto alla rogatoria della procura. Dalle carte dell’inchiesta emerge anche che il soggiorno in Messico di Ruby tra il dicembre 2012 e il gennaio 2013, periodo in cui era stata citata per ben due volte in aula come teste e non si era presentata, sarebbe stato pagato dall’ex premier, proprio perché non rendesse alcuna deposizione come parte offesa. E anche il lungo documento letto nell’aprile 2013 dalla stessa Ruby sulle scale del Palazzo di giustizia di Milano sarebbe stato scritto da un avvocato.

«Abbiamo tracciato due milioni a Dubai, dei valori immobiliari non calcolabili in Messico (pastificio, alloggi per dipendenti, un appartamento) e un enorme quantitativo di contanti: solo nel 2014 l’utilizzo di contanti è pari a circa 800mila euro», confermano i magistrati. Agli atti dell’inchiesta ci sarebbero anche dei video in cui si vedono le ragazze mentre al telefono chiedono “ricompense” a Berlusconi. I filmati sarebbero stati registrati dalle stesse “olgettine” e ritrovati nei pc che sono stati sequestrati dagli investigatori.

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