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Questo articolo è stato pubblicato il 18 luglio 2015 alle ore 08:12.

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Di sanità, in Sicilia, si muore. Non nelle corsie di ospedale ma nei corridoi della politica. Non è un caso se gli ultimi tre Governatori della Regione – Salvatore Cuffaro, Raffaele Lombardo e Rosario Crocetta – hanno dovuto fare i conti con il “pianeta sanità”, che infetta anziché guarire le piaghe della politica e della società siciliana.

Matteo Tutino – 54 anni anni, chirurgo plastico ed estetico di fama internazionale, 14 pagine di curriculum vitae sul sito Internet degli Ospedali Riuniti di Palermo e una coda sterminata di amicizie altolocate in ogni salotto, da Palermo a Milano, da Bruxelles a New York, da Praga a Città del Messico – è solo l’ultimo anello di una catena sanitaria che prima si snoda e poi strangola. Tutino non è solo il medico personale di Crocetta ma anche di magistrati, dirigenti delle Forze dell'ordine, politici, imprenditori e professionisti inseriti nelle caselle chiave della diplomazia siciliana.

Nemmeno il tempo di scalare il vertice del reparto di chirurgia plastica del centro traumatologico Villa Sofia di Palermo il 17 settembre 2013, che ad attenderlo c’è una raffica di ricorsi contro la sua nomina (ma il Tar gli diede ragione). Una tempesta in un bicchiere d’acqua se paragonata a quanto accadrà il 29 giugno di quest'anno, quando Tutino viene arrestato con l'accusa di falso, abuso d’ufficio, truffa e peculato. La Procura di Palermo – in un filone che si ramifica in più rivoli – gli contesta un intreccio tra incarichi pubblici e affari privati.

Del resto la sanità in Sicilia se non è tutto è molto. È cura e malattia al tempo stesso, con miliardi di deficit che ballano nei bilanci ed un piano di rientro siglato il 31 luglio 2007, a causa di una spesa incontrollabile e di una macchina impazzita alle quali, da ultima, ha tentato di porre argine e rimedi Lucia Borsellino, primogenita del giudice assassinato 23 anni fa in Via D’Amelio con cinque uomini di scorta. Una spesa che attira mafia e corruzione come mosche e che continua ad alimentare anno dopo anni i sistemi criminali.

L’ultima fotografia, scattata dalla Corte dei conti sull’esercizio finanziario 2014, non lascia dubbi. Nel giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione Siciliana, il procuratore generale Diana Calaciura Traina, da pagina 14 accende i riflettori su un mondo che nel 2014 ha speso 9, 168 miliardi, il 46% del totale della spesa regionale (19,9 miliardi), che sale al 54% se si considera l’aggregato. Tuttavia la spesa sanitaria, considerata per funzioni-obiettivo, è stata di 11, 8 miliardi, contro gli 11 del 2013. Insomma: invece di scendere, sale. A dispetto del piano di rientro dal deficit.

Una parte rilevante della spesa riguarda il personale, che a fine 2014 si attestava a 48.530 unità di cui 43.975 a tempo indeterminato e 4.555 a tempo determinato. Nonostante questo esercito di professionisti i siciliani continuano a curarsi anche fuori regione (nel 2014 il saldo tra quanto speso per la mobilità passiva e quanto incassato per quella attiva è stato negativo per 161 milioni) ma, soprattutto, continua la corsa agli incarichi esterni. Il numero dei consulenti (sanitari e non) e dei collaboratori nominati dalle aziende sanitarie e ospedaliere nel 2014 è stato di 1.004 unità.

Anche Cuffaro e Lombardo hanno fatto i conti con questo mondo. Il 22 gennaio 2011 Cuffaro – laureato in Medicina, assunto nel 1989 all’Ispettorato regionale alla Sanità e in aspettativa dal 1991, dopo essere stato per la prima volta eletto all’Assemblea regionale – fu definitivamente condannato dalla Cassazione a sette anni di reclusione. Nel procedimento vennero travolti, tra gli altri, Giuseppe Guttadauro (aiuto primario di chirurgia), Michele Aiello (il “re” della sanità privata siciliana), Salvatore Aragona e Domenico Miceli (medici).

Dopo di lui arrivò Lombardo. Laureato in medicina con una specializzazione in psichiatria forense, il 19 febbraio 2014 viene condannato in primo grado a sei anni e 8 mesi per concorso esterno a Cosa nostra. Le sue frequentazioni con le aule di giustizia sono retrodatate, però, al 22 aprile 1992: in un’inchiesta su presunte irregolarità in un concorso pubblico all’Asl 35 di Catania, venne arrestato con l’accusa di interesse privato in atti d’ufficio e abuso d’ufficio, condannato in primo grado e assolto in appello.

Il 23 luglio ’94 venne nuovamente arrestato per associazione a delinquere per un appalto da 48 miliardi di lire per i pasti all’ospedale Vittorio Emanuele II di Catania: secondo l’accusa c’era un comitato d’affari ma i giudici non lo riconobbero e, tra gli altri, Lombardo sarà assolto e gli sarà riconosciuto un indennizzo di 33mila euro per detenzione ingiusta.

C’è ancora qualcuno che si meraviglia se ogni elezione che si celebra in Sicilia vede le liste piene di medici candidati e i loro comitati elettorali pieni di clientes?

.Guardie o ladri

robertogalullo.blog.ilsole24ore.com

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