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Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2015 alle ore 08:10.

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Roma

Mentre lo sciopero bianco dei macchinisti della metropolitana di Roma, che si protrae da 24 giorni, ha messo in ginocchio la Capitale con corse rallentate, forti ritardi ed enormi disagi per i cittadini, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, è passato al contrattacco. In Campidoglio, parlando della «drammatica situazione» dei trasporti urbani di Roma «per qualità del servizio e tenuta finanziaria», dopo le scuse ai cittadini, ha annunciato ieri l’azzeramento del cda di Atac, ha chiesto all’assessore ai Trasporti Guido Improta di formalizzare le annunciate dimissioni e ha dichiarato che cercherà un partner industriale per la società di trasporto pubblico della città. La ricetta Marino per salvare la municipalizzata dai conti in rosso prevede una ricapitalizzazione di Atac «che sfiora i 200 milioni di euro, in beni e denaro liquido, di cui si è fatto carico il Comune con l’approvazione dell’assestamento di bilancio» e l’apertura ai privati. A questa cifra si aggiunge l’impegno del governatore del Lazio, Nicola Zingaretti, «di trasferire entro il 30 settembre 2015 301 milioni al Comune di Roma».

Il sindaco ha dato mandato al direttore generale dell’Atac Francesco Micheli, giunto da pochissimo in azienda, «di rinnovare profondamente il management aziendale allontanando tutti i dirigenti responsabili delle inefficienze e che non siano all’altezza della sfida del trasporto pubblico della Capitale d’Italia».

A stretto giro la risposta dell’assessore Improta, che aveva annunciato le dimissioni il 22 giugno scorso, congelate «su richiesta di Orfini e Marino». «Spiace constatare» che il sindaco di Roma «stia tentando in modo scorretto di accreditare il messaggio che i disagi che sta patendo la città siano responsabilità dell’assessore e del Consiglio d’Amministrazione di Atac, dimenticandosi le valutazioni che abbiamo condotto in questi mesi e che coinvolgono anche altri livelli istituzionali». Rivoluzione Atac? «Renzi ha chiesto un salto di qualità e questo è un primo passo, un primo segnale. Credo che la strategia dell’ingresso di un socio privato e di una modernizzazione è nelle corde del presidente del Consiglio», ha detto il commissario del Pd di Roma e presidente nazionale dei dem, Matteo Orfini, commentando la rivoluzione annunciata da Marino. Il gruppo capitolino del M5S ha attaccato: le scuse di Marino ai cittadini «sono irricevibili e tardive». In Campidoglio «ormai siamo allo psicodramma di un sindaco che impallina il cda di Atac che aveva indicato egli stesso e chiede le dimissioni del suo assessore alla Mobilità che aveva implorato di temporeggiare nel dimettersi», ha dichiarato Dario Rossin, vice capogruppo Forza Italia in Campidoglio.«Marino caccia Improta, assessore (renziano) già dimissionario. Strano, lo ha sempre pregato di restare... È iniziata la “notte dei lunghi coltelli” del Pd Roma?», ha scritto Alfio Marchini su Twitter. Per «usare una metafora, siamo arrivati al “capolinea”», hanno tuonato i segretari di Cgil, Cisl e Uil, Claudio Di Berardino, Mario Bertone e Alberto Civica.

Intanto proseguono i forti disagi per i passeggeri, nonostante sia stato scongiurato lo sciopero indetto per lunedì 27 proclamato da Ugl (lavoratori precettati dalla prefettura) e Orsa (che invece lo ha revocato). Ieri un treno è rimasto fermo alla Stazione San Paolo per un malore del macchinista dopo un alterco con un passeggero. Stop che ha portato a una interruzione tra San Paolo e Rebibbia/Ionio e forti ritardi sul resto della linea. Un guasto a un treno sulla linea B ha provocato alla stazione Tiburtina una ressa con i passeggeri che hanno insultato e tentato di aggredire un macchinista.

I macchinisti contestano l’intesa raggiunta fra Atac e sindacati confederali il 18 luglio, che prevede l’aumento della loro produttività. I macchinisti romani attualmente conducono i treni per 736 ore l’anno, contro le 850 ore di quelli di Napoli e le 1.200 (meno le ferie) di Milano. Il nuovo accordo porta a quota 950 le ore di lavoro, allineandosi ai livelli delle altre grandi città. Contestato anche l’obbligo, scattato il 1° luglio, a strisciare il badge all’inizio e al termine del servizio. Dall’inizio dello sciopero bianco i treni bloccati per malfunzionamenti hanno raggiunto cifre da record, il triplo del mese precedente, con pesanti ripercussioni sui passeggeri. Il 15 luglio l’azienda ha aperto dieci provvedimenti disciplinari che potranno portare al licenziamento. Il nuovo accordo, ha spiegato al Sole-24 Ore Gianluca Donati (Fit-Cisl), che «alcune piccole sigle stanno strumentalizzando», ha portato «da 5 a 6 le corse condotte in un turno di lavoro dai macchinisti della metro A (il percorso è di 47 minuti) e da 5 a 7-8, a seconda dei turni, sulla metro B (il percorso è di 37 minuti)». Attualmente i macchinisti romani fanno «3 ore di condotta nel turno da 6 ore e 10 minuti, dal quale vanno tolti i riposi obbligatori».

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