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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2015 alle ore 08:14.

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POMPEI

Dopo l’assemblea sindacale che ha tenuto fuori dai cancelli per un’ora e mezza duemila turisti provenienti da tutto il mondo, facendo infuriare il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, a Pompei ieri è stato il giorno di Roberto Bolle, stella di prima grandezza della danza classica che ha intrattenuto il pubblico del Teatro Grande in quella che probabilmente era la serata più attesa del Pompei Festival.

Tutto liscio o quasi. E non era scontato, visti i precedenti di alcune rappresentazioni notturne degli ultimi due anni conclusesi nella baruffa (su tutti, i casi di Alessandro Siani nel 2013 e della “Boheme” del 2014). Per chi non lo avesse ancora capito, a Pompei ci vuole poco per innescare una polemica e quella di ieri è stata una giornata di scosse d’assestamento dopo il grande “sisma” di venerdì. Il “la” lo ha dato il premier Matteo Renzi rispondendo ai lettori dalle pagine de l’Unità: «Franceschini sta facendo un buon lavoro. La cultura è la chiave per il nostro futuro», anche per questo «mi viene una rabbia incontenibile quando vedo le scene di ieri a Pompei». Il principale terreno di confronto, tuttavia, è quello sindacale con la Cisl Fp nazionale che si dissocia dall’operato di Antonio Pepe, il proprio segretario a Pompei. Venerdì ritirò l’adesione all’assemblea, ieri attraverso il segretario generale Giovanni Faverin è tornato sul tema: «Basta cittadini e turisti ostaggio dei disservizi. Condivido in pieno la rabbia incontenibile del premier Renzi, peccato che lo stesso premier non voglia condividere la rabbia incontenibile dei milioni di dipendenti pubblici stanchi di una disorganizzazione voluta scientificamente per mantenere interessi e clientele. E per coprire, dietro vicende scandalose come quella di Pompei, l'incapacità a governare», dice. «I lavoratori pubblici vogliono cambiare questo stato di cose. Non servono finte riforme o norme a profusione. Per dare ai cittadini, alle imprese, ai turisti, alle famiglie i servizi che chiedono, bisogna riaprire la contrattazione», attacca Faverin. «Orari di lavoro, apertura degli uffici, attenzione alle persone e quindi turni, produttività, formazione, riconoscimento professionale, investimento nell'innovazione: di questo bisogna discutere quando si parla di rilanciare le amministrazioni pubbliche. Altrimenti con la politica da reality show e pezzi di sindacato da corporazione medievale non si va da nessuna parte». La Cisl Fp napoletana ieri ha ritirato la delega a Pepe. Il suo operato, secondo il segretario provinciale Salvatore Altieri, sarebbe «in pieno contrasto con la linea cislina». Qualcosa del genere era già accaduto un anno fa quando Pepe, a seguito di un’altra clamorosa mobilitazione, si era addirittura imbattuto nella scomunica dell’allora segretario confederale Raffaele Bonanni. Ieri il sindacalista dell’area archeologica ha diramato una nota nella quale si firma soltanto come rsu del sito. E va sui numeri: venerdì, giorno dell’assemblea delle polemiche, gli scavi sono stati visitati da 14.448 persone contro le 11.791 del giorno precedente. Di conseguenza l’incasso ha superato quota 145mila euro, il 23,3% in più rispetto alla vigilia. «Pompei – dichiara Pepe - non è mai stata negata ai turisti, anzi c’è stato un incremento di visitatori e incassi. Bisognerebbe capire perché l’assemblea sia stata definita “un danno incalcolabile” (qui il riferimento è alle dichiarazioni di Franceschini di venerdì, ndr) visto che i dati parlano chiaro». In ultimo una battuta: «Si dice spesso che il turismo degli scavi non genera indotto per il tessuto produttivo della città nuova. Ritardando l’apertura degli scavi abbiamo indirettamente fatto in modo che i turisti acquistassero beni e servizi dagli esercizi pompeiani. E non credo sia un danno incalcolabile».

.@MrPriscus

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