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Questo articolo è stato pubblicato il 30 luglio 2015 alle ore 06:38.

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Alla fine Denis Verdini ce l’ha fatta. Dopo settimane di mezzi annunci il senatore ex Fi formalizza la nascita del nuovo gruppo di Alleanza liberal popolare e Autonomia (Ala) a Palazzo Madama. La mission della nuova formazione composta da 10 senatori è il sostegno alle riforme renziane a partire da quella del Senato, che si sta discutendo in commissione Affari costituzionali e che arriverà in aula a settembre. «Il ddl Boschi va approvato così com’è altrimenti si torna nel pantano», conferma Verdini durante la conferenza stampa al Senato.

Il senatore sa bene che il suo aperto sostegno alle riforme sta acuendo ulteriormente lo scontro interno al Pd: «Voglio tranquillizzare gli amici della sinistra Pd: nessuno di noi ha voglia di iscriversi o entrare al Pd». Quanto al «film dell’orrore», di cui ha parlato il leader della minoranza dem, l’ex capogruppo Roberto Speranza con riferimento al sostegno dei nuovi responsabili, Verdini replica ricordandogli che «lui fino a poco fa è stato macchinista e operatore di quel film», non solo in occasione delle larghe intese che portarono a Palazzo Chigi Enrico Letta ma anche in occasione del successivo Patto del Nazareno sottoscritto da Renzi con Berlusconi. Ed è stata proprio la rottura del Patto sulle riforme a dividere il Cavaliere da quello che fino a qualche mese fa era ritenuto il suo braccio destro. Verdini ribadisce che a Berlusconi lo lega «un profondo affetto» ma anche che ora vedono «le cose in maniera diversa». Insomma, pur «non rinnegando niente» dei vent’anni trascorsi accanto al leader di Fi, l’ex coordinatore del Pdl rivendica lo strappo» che sia pure «doloroso» gli evita il «disagio» di rimanere in un partito di cui non condivide più la strategia.

Come lui la pensano gli altri 9 senatori che hanno deciso di seguirlo. Una pattuglia eterogenea, che sarà presieduta dal socialista Lucio Barani, di cui fanno parte solo due ex forzisti (Verdini e Riccardo Mazzoni), due ex fittiani come Ciro Falanga e Eva Longo oltre a Riccardo Conti proveniente dal Misto, il campano Langella ex Ncd, Scavone e Compagnone di Gal come anche il neo-portavoce Vincenzo D’Anna. Proprio D’Anna ieri è stato protagonista di un duro botta e risposta con il giornalista dell’Huffington post Alessandro De Angelis. Alla domanda rivolta a Verdini, se non ritenesse che il suo avvicinamento alla maggioranza fosse «un danno per Renzi», visti anche i rapporti stretti tra alcuni senatori come D’Anna e l’ex sottosegretario Nicola Cosentino finito in carcere con l’accusa di essere vicino al clan camorristico dei casalesi, il portavoce di Ala si è scagliato contro De Angelis: «Sei un piccolo comunista disonesto!».

L’epilogo certo non ha aiutato Verdini che aveva voluto presentare la sua formazione come frutto di una scelta riformista. Scelta per la verità non così chiara visto che lo stesso D’Anna ha ribadito di non condividere la riforma del Senato e quindi di essere pronto a non votarla.

L’arrivo del nuovo gruppo al Senato in prima battuta produrrà un riequilibrio delle commissioni parlamentari a favore della maggioranza, a partire dagli Affari costituzionali. In aula però il peso di Ala sarà assai meno rilevante. Anzi, stando alle reazioni della minoranza Dem, il rischio di un muro contro muro all’interno del Pd è sempre più probabile. Lo conferma la presa di posizione di Alfredo D’Attorre che bolla «la nascita del gruppo di Verdini a sostegno della maggioranza» assieme al voto pro-Azzollini «un doppio colpo micidiale per la credibilità del Pd».

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