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Questo articolo è stato pubblicato il 04 agosto 2015 alle ore 06:36.

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ROMA

Antonio Campo Dall’Orto è in pole position diventare il nuovo direttore generale della Rai mentre continua la trattativa sul presidente. La commissione di Vigilanza, oggi alle 14, dovrà nominare, con voto limitato ad uno, sette dei nove consiglieri previsti dalla legge Gasparri. I sette più votati dai 40 componenti della commissione bicamerale saranno i nuovi consiglieri Rai. Bisognerà stare attenti ad eventuali pareggi (a quota quattro o cinque voti) tra due o più candidati. Un’altra votazione della Vigilanza, nel giorno in cui la Camera deve votare la fiducia, potrebbe far slittare i tempi dettati dal Governo, imperniati sull’assemblea dei soci Rai, convocata mercoledì per comunicare il nome del nuovo presidente, del consigliere nominato direttamente dall’azionista – quello che fa maggioranza in cda – e, forse, anche del nuovo direttore generale.

In commissione di Vigilanza, intanto, è stata effettuata l’operazione di riequilibrio della rappresentanza dei gruppi parlamentari. Hanno rinunciato a un commissario Forza Italia e il Movimento Cinque Stelle, che scendono a sei e a cinque commissari, a favore di Gal e dei Riformatori di Fitto. Aumenta quindi la frammentazione della Vigilanza: i gruppi rappresentati da un solo commissario (Sel, Scelta Civica, Autonomie, Gal, Ala, Per l’Italia, Misto. Fratelli d’Italia, Misto-Liguria e Lega Nord) dovranno convergere su candidati con possibilità di successo.

Diverse personalità, intanto, si “sfilano” dalla corsa al vertice Rai, dichiarando di non essere interessate: dopo Andrea Scrosati, di Sky, dopo il presidente dell’Enel, Patrizia Grieco, dopo Franco Bassanini, ieri è stata la volta di Marinella Soldi, che dichiarato l’intenzione di restare al vertice di Discovery Italia.

Campo Dall’Orto è manager televisivo e anche uomo di prodotto: questo fa ritenere che il presidente debba avere requisiti diversi dai suoi. Questo porta da una parte molti a individuare un giornalista autorevole e riconosciuto come al di sopra delle parti o comunque una figura istituzionale, da Marcello Sorgi a Giulio Anselmi e Stefano Folli. Dall’altra, c’è chi insiste sulla scelta di un tandem donna-uomo tra presidente e direttore generale. Allora, in buona posizione c’è Antonella Mansi, presidente uscente della Fondazione Monte Paschi di Siena e vicepresidente di Confindustria. Ma potrebbe riemergere il nome di Luisa Todini.

Sul nome del presidente dovrà pronunciarsi la Vigilanza (prevista per giovedì ma si parla anche di mercoledì sera) con una maggioranza di due terzi, quindi 27 voti su 40. Il Pd ne ha sedici, quindi, visto che i Cinquestelle si sono tirati fuori da ogni intesa, sul presidente dovranno convergere almeno i voti di Forza Italia e di altri singoli commissari. Tra i consiglieri che saranno votati oggi dalla Vigilanza Carlo Freccero dovrebbe essere votato dai Cinquestelle e da Sel. Tra i Pd ci sarà almeno una donna, forse Sara Bentivegna, docente alla Sapienza. Crescono le quote di Stefano Balassone, grande esperienza di televisione e di Rai.

Fuori dal Parlamento, diverse associazioni, dall’Arci a Legambiente, da MoveOn Italia a Net Left, dall’Associazione Stampa Romana a Libertà e Giustizia, denunciano un «passaggio frettoloso, a riforma incompiuta, senza pubblicità e trasparenza nei curricula dei candidati (previsti dalla riforma votata al Senato), escludendo dal processo riformatore le parti sociali e i cittadini, che pagando il canone sono i veri azionisti della Rai».

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