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Questo articolo è stato pubblicato il 07 agosto 2015 alle ore 06:36.

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L’intervento pubblico per le aree a fallimento di mercato è solo una faccia della medaglia. Per costruire un’infrastruttura nazionale all’avanguardia è indispensabile che il mercato si muova autonomamente nelle aree dove il business è promettente. I recenti accordi stretti da Telecom con Sky, Netflix, Mediaset - cui potrebbe aggiungersi la tv digitale Chili tv presieduta da Stefano Parisi, e auspicabilmente anche la Rai - rendono la performance della rete un fattore cruciale per il successo commerciale delle iniziative di convergenza tlc-contenuti. Non a caso nell’incontro con il premier Matteo Renzi, Vincent Bollorè, presidente di Vivendi che è diventata il nuovo azionista di riferimento di Telecom con una quota vicina al 15%, si è detto convinto sostenitore di un piano di investimenti per accelerare sullo sviluppo della banda ultralarga. Una prima conferma che il gioco vale la candela è arrivata dai risultati dell’offerta Sky-fibra nei primi mesi dal lancio: si è scoperto infatti che circa il 15% dei nuovi abbonati non disponevano più di una linea fissa e per accedere ai contenuti dell’emittente del gruppo Murdoch sono tornati a richiederla nella formula più avanzata della banda larga o ultralarga.

Per le aree concorrenziali, dunque, la copertura sarà affidata, necessariamente, alla libera iniziativa del mercato che riceverà una spinta determinante proprio dal processo di convergenza tlc-media sul lato dei ricavi.

Sul lato dei costi, aiuterà ad abbassarli la disponibilità dell’Enel a consentire la posa della fibra ottica in occasione del processo di sostituzione dei contatori nelle case degli italiani, che era già in programma, ma che sarà anticipato. Con Telecom il gigante elettrico ha già avviato gruppi di lavoro che sono alla fase dello studio di fattibilità in 25 città italiane di dimensioni medio-piccole e che hanno già fornito un responso positivo: nel 40% dei casi, quelli nei quali il contatore è localizzato direttamente nelle abitazioni, l’intervento congiunto è sicuramente conveniente a prescindere dall’immediata richiesta del cliente di attivare la linea in banda ultralarga. Nel restante 60% dei casi, dove il contatore raggiunge la cantina degli edifici o le vicinanze, la valutazione è più complessa. In ogni caso sia Telecom che Enel contano di essere pronte per fine settembre ad avviare un piano concreto di interventi.

Di suo, finora, l’incumbent ha annunciato che porterà la fibra ottica in 100 città entro l’inizio del 2018 con un investimento previsto di 800 milioni. Copertura che potrebbe salire se la collaborazione con l’Enel e i fornitori di contenuti video darà i suoi frutti.

Sul fronte delle aree più critiche, archiviata l’ipotesi del decreto, che avrebbe dovuto arrivare al Consiglio dei ministri alla vigilia della pausa estiva, la palla è passata al Cipe che ha sbloccato da subito 2,2 miliardi di stanziamenti pubblici per far partire i cantieri della banda larga nelle zone a fallimento di mercato, dove il privato non avrebbe convenienza a investire. La cifra supera le aspettative: nella bozza del provvedimento rimasto nel cassetto si andava poco oltre i 200 milioni per i primi due anni. Superiore anche l’entità del piano al 2020, che dai 5 miliardi di incentivi pubblici previsti inizialmente sono saliti a 7.

L’assegnazione degli appalti dovrebbe avvenire con lo stesso meccanismo adottato per i bandi Eurosud che hanno permesso di avviare la cablatura in sette regioni del Centro-Sud - Lazio, Molise, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata e Sicilia, e che sono stati tutti vinti da Telecom Italia, mobilitando 750 milioni di investimenti, di cui 358 milioni da parte pubblica e 394 milioni da parte privata. Non a caso il premier Matteo Renzi ha citato ieri l’esempio dei bandi Eurosud, osservando che «mentre qualcuno piange, altri fanno».

«Siamo i primi e gli unici a investire nel Centro-sud e a impegnarci seriamente per colmare il divario digitale nel nostro Paese», aveva dichiarato in precedenza l’ad di Telecom, Marco Patuano, sottolineando «l’approccio lungimirante del Governo e delle amministrazioni locali che hanno saputo cogliere l’opportunità che una partnership pubblico-privata può offrire». «Oggi il Sud è il benchmark per l’avanzamento della diffusione della banda larga - ha aggiunto il presidente Giuseppe Recchi - tanto che molte regioni del Meridione sono più avanti del Nord nella banda ultralarga».

Resta da capire che ruolo avrà in questo contesto Metroweb, partecipata al 46,2% dalla Cdp, che nelle intenzioni e nei tentativi dei mesi scorsi doveva essere lo strumento per portare la fibra ottica fino alle case degli italiani con la collaborazione di tutti gli operatori del settore. L’ipotesi consortile non sembra decollare, dato che Telecom ha escluso fin dall’inizio la messa in comune di una parte cruciale del suo core business. Resta sul piatto l’offerta di una collaborazione sul modello dell’olandese Reggefiber che, però, sotto la precedente gestione della Cassa, era stata respinta dal Fondo strategico che è il diretto azionista di Metroweb, almeno nella formula ipotizzata da Telecom che avrebbe voluto salire al 100% della società della fibra a investimenti completati.

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