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Questo articolo è stato pubblicato il 08 agosto 2015 alle ore 08:12.

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L’obiettivo era farsi conoscere a livello politico. «Abbiamo partecipato alle cene elettorali di Matteo Renzi con 15mila euro», «Silvio Berlusconi, 10mila euro» e i «30mila euro a Ignazio Marino». A dirlo è Salvatore Buzzi, ras delle cooperative di Mafia Capitale, negli interrogatori con la Procura di Roma. L’imprenditore racconta dei contributi a Marino, col fine di averci un rapporto. I soldi sarebbero serviti «per entrarci in contatto» afferma. «Per quale motivo?», chiedono i pm, «quando si crea il problema – precisa Buzzi – delle cooperative sociali, che non avevano le proroghe, non avevano le gare, rappresentiamo la cosa al sindaco e facciamo addirittura un’iniziativa gratis, gli puliamo le sponde del Tevere gratis». Il tutto, aggiunge, «per avere da Marino un occhio di riguardo alla cooperazione sociale». In sostanza, afferma Buzzi, i «30mila euro» sarebbero stati «una fiches in più da giocarmi». L’obiettivo era averci «buoni rapporti». «Cosa intendo con buoni rapporti con un sindaco? Buoni rapporti con il sindaco di Roma, quando uno ti finanzia la campagna elettorale, è che se tu un domani hai un problema e chiami la segreteria del sindaco, chiamo come Buzzi, probabilmente riesco ad avere un appuntamento per rappresentargli le problematiche che possono sorgere nell’ambito dell’amministrazione. Quindi per questi motivi abbiamo finanziato Veltroni, abbiamo finanziato Alemanno e per questi motivi abbiamo finanziato Marino. Questo è, non è che... il sindaco di Roma è talmente ad un livello alto che a me...». Intanto Maurizio Pucci, assessore ai Lavori pubbli ci («le circostanze riferite da Buzzi sono false, totalmente infondate e quindi calunniose»), e l’ex vicesindaco Luigi Nieri («da Buzzi meschina strategia difensiva») annunciano querele contro il boss delle coop.

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