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Questo articolo è stato pubblicato il 17 agosto 2015 alle ore 06:35.

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Il discorso non cambia molto per i beni mobili, una categoria assai diversificata, in cui rientrano auto di lusso, oggetti d’epoca, sculture d’autore, gioielli di famiglia ma anche mobili di terz’ordine, vecchie croste e bigiotteria. Di solito, la vendita di questi beni è affidata agli Ivg (Istituti vendite giudiziari) in base a una concessione ministeriale.

A Roma, nel 2014, il ricavato dalla vendita di oggetti provenienti da pignoramenti, è stato pari 438mila euro, a fronte di 1.571 procedure. A Milano, invece, sempre nel 2014, un numero molto inferiore di procedure ha fruttato quasi 591mila euro. «A Roma - dice Christian Moriggi, titolare dell’Ivg di Roma e Tivoli - abbiamo cominciato ad operare a metà 2014 dopo una lunga stasi. Molte erano pratiche vecchie: l’esiguità del ricavato dipende dal valore dei beni in vendita». Nella Capitale, ad aprile 2011, il ministero della Giustizia aveva revocato la concessione all’istituto che operava dal 2005. La gara per il nuovo concessionario si è conclusa a marzo 2013 ma è stata seguita da un contenzioso durato fino a maggio 2014.

Qualche mese fa, nell’ottobre 2014, il ministero ha revocato anche la concessione all’Ivg di Massa e La Spezia, in seguito alla contestazione di «appropriazione indebita dei proventi relativi alla vendita dei bene». A maggio 2013 era invece toccato all’Igv di Reggio Calabria, per «inadeguatezza dei locali» e mancanza di una polizza «furto e incendio».

Le revoche delle concessioni non sono frequenti. Rivelano però i lati oscuri di una procedura complessa, di cui l’asta rappresenta il momento finale, ma che include più di un passaggio delicato. A cominciare dalla scelta dei beni da mettere in vendita e dalla stima del loro valore.

«A Monza - continua Moriggi che guida (da molto più tempo rispetto a Roma)anche l’Ivg di Monza - i giudici della sezione mobiliare hanno creato una prassi virtuosa: dal 2004 a base d’asta non c’è più il valore indicato dall’ufficiale giudiziario, ma quello individuato da un perito nominato dal giudice (di solito, l’Ivg). Stime più realistiche permettono di vendere velocemente e senza eccessivi ribassi. Per aumentare la partecipazione, dal 2002 teniamo, inoltre, le aste di sabato: in media, intervengono circa 200 persone».

Nel settore immobiliare, il Consiglio nazionale del notariato ha realizzato una piattaforma in grado di gestire le aste telematiche, denominata Ran. L’obiettivo è allargare la platea degli acquirenti, permettendo la presentazione delle offerte da tutta Italia e aumentando la trasparenza. «Questo sistema - spiega Roberto Braccio - consente di identificare i partecipanti ed effettuare i controlli antiriciclaggio. Per intervenire bisogna recarsi da un notaio, cosa che garantisce all’utente assistenza completa durante tutta l’asta».

Nata nel 2013, la piattaforma Ran è già servita ad aggiudicare 74 lotti per 28 milioni di euro provenienti in particolare dai tribunali di Brescia e Firenze. «Ben l’11% - conclude Braccio - è stato aggiudicata presso notai collegati via internet».

A Brescia, l’associazione di notai Anpe gestisce le aste immobiliari dal 1999: «L’offerta è aumentata - dice il presidente Paolo Cherubini - e non comprende più solo beni di fasce sociali in difficoltà ma anche seconde case. Questo fa sì che, sul mercato si affaccino anche giovani coppie in cerca della prima casa».

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