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Questo articolo è stato pubblicato il 18 agosto 2015 alle ore 06:35.

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ROMA

Non guadagna spazio tra i partiti maggiori dell’opposizione la «serrata» di Matteo Salvini pensata per quest’autunno. Anzi a giudicare dalle reazioni di Forza Italia, nel centrodestra, e l’altolà dei grillini cui il leader del Carroccio si era direttamente rivolto, l’appello a unirsi alla protesta di tre giorni contro il governo sembra cadere nel vuoto assoluto. Unica eccezione Fratelli d’Italia, che si accoda sempre a condizione che sui tratti di «un’occasione seria per mandare a casa Renzi».

Per il resto l’idea lanciata dal leader della Lega Nord non è una buona idea in primis dalle parti di Arcore. Dicendo «questo è un Paese che ha bisogno di più crescita e occupazione, non di scioperi e serrate» il governatore azzurro della Liguria Giovanni Toti fa subito capire che della possibilità di unire le forze mancano i presupposti minimi. «Legittima iniziativa di partito» è la sola concessione fatta dal consigliere politico di Silvio Berlusconi. Ma più in generale «sarebbe più utile concordare una strategia comune tra tutte le opposizioni», rimarca Toti, così come avvenuto nel caso della sua elezione alle passate regionali. Anche Renato Brunetta, a dimostrazione che il partito di Berlusconi non ha gradito compattamente la fuga in avanti solitaria di Salvini, annota con ironia: «Fermare l’Italia? Missione impossibile! È già ferma: sì al cantiere del centrodestra delle idee e dei programmi». Assieme ad altri segnali sparsi ciò dimostra la convinzione che il Cavaliere ha di tenersi a distanza dal Salvini irrequieto. Che richiama gli umori profondi della gente finendo però alla fine per danneggiare la costruzione organica di un cartello contrario a Renzi che non metta in discussione la sua leadership.

I Cinque Stelle non hanno alcuna voglia di amplificare la portata della proposta leghista e solo qualcuno, isolato, interviene nel dibattito sulla «serrata». «Salvini fa battute, si commenta da solo», taglia corto il senatore Nicola Morra, mentre il collega deputato Federico D’Inca preferisce il gioco all’aperta polemica. «Non prendere in giro i bambini che credono a Babbo Natale quando ci sono adulti che credono a Matteo Salvini», scrive sulla sua pagina Facebook dove poi aggiunge la postilla «...e a Renzi». Dal canto suo Salvini non appare per niente intenzionato a cedere e prova a fare scouting. «Disobbedienza pacifica contro un governo abusivo! - è il post di ieri -. P.s. Qualcuno comincia a preoccuparsi... Passaparola!».

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