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Questo articolo è stato pubblicato il 30 agosto 2015 alle ore 08:10.
L'ultima modifica è del 30 agosto 2015 alle ore 15:30.

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ROMA

Almeno quattro miliardi. Tanto dovrebbe arrivare da tre voci specifiche: prima fase di attuazione della riforma della Pa, con tanto di stretta sulle partecipate, programma di razionalizzazione degli immobili pubblici e disboscamento delle tax expenditures. Che da solo dovrebbe garantire dagli 1,1 agli 1,3 miliardi con un intervento che riguarderà sicuramente i settori dei trasporti e dell’agricoltura. E che potrebbe investire anche le assicurazioni e la casa per la quale comunque dovrebbero essere prorogati i bonus edilizia (energetico e ristrutturazioni) seppure in una nuova versione rispetto a quella attuale e scatterà lo stop alla Tasi sull’abitazione principale. Ancora si tratta di stime e di opzioni, anche perché al varo della manovra per il 2016 manca più di un mese e mezzo ma il piano di efficientamento della spesa, che sta prendendo forma sulla base degli input impressi principalmente dal commissario Yoram Gutgeld, comincia muoversi su coordinate abbastanza definite.

Una dote tra i 5 e i 6 miliardi dovrà essere garantita agendo prevalentemente sul nuovo dispositivo di centralizzazione degli acquisti, con un contributo di almeno 2-2,5 miliardi dalla sanità, di 1-1,5 miliardi dai ministeri e di 2-2,5 direttamente dalla voce forniture. Gli altri 4 miliardi necessari per centrare l’obiettivo dei 10 miliardi dalla revisione della spesa per il 2016 dovrebbero essere recuperati, come detto, da riforma Pa, immobili e tax expenditures. Su quest’ultimo fronte la razionalizzazione che è allo studio punterà anzitutto a eliminare le sovrapposizioni tra le attuali agevolazioni fiscali con programmi di spesa destinati alla stessa finalità. Sugli sconti più strettamente collegati all’Irpef e al sistema di Welfare la scrematura, almeno nella prima fase, si annuncia di portata limitata. In questo caso le scelte politiche saranno fate solo a settembre.

Per quel che riguarda le varie aree che raccolgono le agevolazioni, nel mirino ci alcuni settori specifici, in primis trasporti e agricoltura che varrebbero rispettivamente 3,5 e 1,7 miliardi. Dalla ricognizione effettuata nelle scorse settimane dall’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), che partiva da 282 voci riconducibili a sconti fiscali per 161,3 miliardi, il 20% dell’ammontare finanziario delle agevolazioni ha una funzione di sostegno di specifici settori (32,1 miliardi). E su questo terreno gli sconti che comportano maggiori perdite di gettito sono concentrati in particolare in cinque aree: edilizia e mercati immobiliari (12,9 miliardi di mancato gettito), mercati finanziari e assicurativi (7 miliardi), trasporti (3,5 miliardi per il complesso di quelli aerei, autotrasporto, marittimi e ferroviari), sanità (3,1 miliardi) e agricoltura (1,7 miliardi).

Quanto alla composizione della manovra, dalla prossima settimana l’attività d’istruttoria tecnica tornerà nel vivo dopo la pausa estiva. Al momento l’asticella della legge di stabilità è a 25 miliardi con la possibilità di raggiungere quota 28-30 miliardi. La dimensione definitiva dipenderà soprattutto dall’esito del confronto con Bruxelles sui nuovi margini di flessibilità. L’obiettivo minimo del Governo è recuperare un altro 0,1% dalla clausola riforme (1,6 miliardi) e almeno altri 4 miliardi di clausola investimenti (con il meccanismo del cofinanziamento). In tutto 5,6 miliardi che si andrebbero ad aggiungere ai 6,4 miliardi già contabilizzati nel Def (per effetto dell’attivazione della clausola riforme) per disinnescare, insieme ai 10 miliardi di spending, le clausole di salvaguardia fiscali da oltre 16 miliardi.

Con una “flessibilità” complessiva di 12 miliardi la manovra potrebbe arrivare a 25-27 miliardi considerando i 10 miliardi di tagli e i 3-4 miliardi recuperabili con il rientro dei capitali (però in versione una tantum) e la minor spesa di interessi sul debito. Se invece dalla Ue arrivasse l’ok a nuovi margini di flessibilità per 6,5-7 miliardi (in tutto 13-13,5 miliardi), la manovra potrebbe anche lievitare a 28-30 miliardi. E a quel punto sarebbe più semplice sciogliere i nodi della copertura per la cancellazione della tasse sulla prima casa, degli eventuali incentivi per il piano Sud e della proroga della decontribuzione.

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