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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2015 alle ore 06:37.

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«Chi vuole piangere può piangere -ha detto il premier Alexis Tsipras- chi vuole andarsene può andarsene. Noi andiamo avanti, solo avanti». E proprio «solo avanti» sarà lo slogan di Syriza nella campagna elettorale del partito del premier che però nei sondaggi, pur restando in testa in vista delle elezioni anticipate del 20 settembre, è in forte calo rispetto al voto di gennaio. Secondo quattro rilevamenti rispettivamente della società Kapa per conto del quotidiano di centro-sinistra To Vima, dell’Università di Macedonia per conto di Skai tv e del quotidiano conservatore Kathimerini, della Metron Analysis per conto del quotidiano Parapolitica e della società Mrb per conto di Agorà, Syriza è collocato in un range tra 27,3 e 22,2% (al voto di gennaio era al 36,34%), mentre i conservatori di Nuova Democrazia sono posizionati in un range tra 24,2 e 21,2 (27,8% a gennaio). Gli indecisi sono tra il 16,9% e il 13,2 per cento.

Certo Alexis Tsipras rimane il leader più popolare (41% rispetto però al 70%), seguito da Evangelos Meimarakis (3 4%) che in luglio ha assunto la guida ad interim di Nea Dimokratia.

Il primo ministro uscente si è dimesso il 20 agosto, per ottenere un mandato più forte con elezioni anticipate dopo la rivolta interna di una parte di Syriza contro gli accordi raggiunti con i creditori a Bruxelles.

I quattro sondaggi appena pubblicati fotografano però una situazione molto incerta con il rischio ingovernabilità. Con questi numeri, anche con il premio di maggioranza di 50 deputati che in Grecia spetta al primo partito, Syriza rischia di non poter governare da solo. Ma il premier Tsipras ha escluso di potersi alleare con i partiti dell’opposizione europeista: Nuova Democrazia, To Potami e Pasok. Mentre il suo alleato di governo, il partito conservatore Greci Indipendenti (Anel) di Panos Kammenos potrebbe non entrare in parlamento: quasi tutti i sondaggi gli assegnano una quota tra il 3 e l’1,7%, sotto la soglia minima necessaria del 3%.

Secondo il rilevamento i neonazisti di Alba Dorata rimangono il terzo partito con il 6,8%-5,5%, seguiti dal partito di centro To Potami (6-5,1%), i comunisti del Kke (6-4,5%), i socialisti del Pasok (4,5%-3,9). Ai ribelli di Syriza guidati da Lafazanis, che hanno formato il nuovo partito Unità Popolare andrebbe solo un sondaggio variante tra il 5-3,1%. Il parlamento greco conta 300 deputati e la ripartizione dei seggi dipende anche dal numero di partiti che supereranno la soglia di sbarramento del 3 per cento.

In questo quadro complesso che prevede un possibile governo di Grande coalizione per guidare il Paese il partito socialista greco Pasok e quello di Sinistra Democratica (Dimar) hanno annunciato di aver stretto nello scorso fine settimana un accordo di collaborazione per le prossime elezioni. L’annuncio è venuto solo un paio di giorni dopo che un portavoce del Pasok aveva rivelato che non era andato a buon fine un tentativo per raggiungere un accordo analogo con il Movimento dei Socialisti Democratici (Kadima) fondato e guidato dall'ex premier socialista George Papandreou. L’ex leader del Pasok, in dichiarazioni rese sabato scorso, ha attribuito la responsabilità del fallimento dell’intesa all’attuale dirigenza del partito socialista. Intanto, i sondaggi più recenti suggeriscono che il Pasok oltrepasserà la soglia di sbarramento del 3% per entrare in Parlamento. Il Pasok e il Dimar avevano già collaborato in un governo di coalizione tra il giugno 2012 e il giugno 2013, quando il Dimar uscì dall’esecutivo per protesta in seguito alla decisione dell’allora premier Antonis Samaras di Nea Dimokratia di chiudere con un blitz notturno della polizia la stazione televisiva pubblica Ert, poi riaperta da Tsipras.

Evidentemente il piano di Tsipras di spostarsi al centro, perdendo i “ribelli” anti-austerità alla sua sinistra guidati da Lafazanis, così da portare via i consensi al partito socialista non trova la strada spianata come sembrava in un primo momento. Anzi la perdita di un cinque per cento alla sua sinistra potrebbe essere fatale nel tentativo di guadagnare più di quel 36% di consensi che lo aveva premiato il 25 gennaio. Oggi Syriza si presenta come il partito dell’accordo con i creditori esattamente come i suoi ex concorrenti di centro-sinistra e centro-destra, con l’unica diversità affidata alla lotta alle oligarchie. Temi però che non scaldano i cuori di quell’elettorato centrista che dovrebbe compensare le perdite dei radicali di sinistra. Il rischio per Atene è l’ingovernabilità o la necessità di una Grande coalizione, o addirittura il ricorso a un nuovo voto dopo appena un mese dall’esito del voto anticipato. Peccato che sarebbe il quarto ricorso alle urne in nove mesi se si conta anche il referendum del 5 luglio, dall’esito poi disatteso dallo stesso Tsipras. Per questo la cancelliera tedesca, Angela Merkel, si è detta convinta che la Grecia attuerà le riforme promesse in cambio di nuovi aiuti malgrado le elezioni del 20 settembre.«Ritengo che la Grecia rispetterà i propri impegni», ha detto Merkel, premier di una Grande coalizione, parlando a Berlino.

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