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Questo articolo è stato pubblicato il 01 settembre 2015 alle ore 06:35.
I Cara (Centri accoglienzarichiedenti asilo) sono centri considerati dal ministero dell’Interno «aperti». Ospitano e accolgono, infatti, coloro che sono in attesa delle decisioni delle commissioni territoriali che devono valutare le istanze di protezione internazionale o di asilo, appunto.
Strutture «non aperte» sono invece i Cie (Centri di identificazione ed espulsione) legati alla necessità per l’Interno di individuare la nazionalità e le altre caratteristiche personale di un migrante - cosiddetto economico, in sostanza clandestino - per poi rimpatriarlo. I Cara dal 2014 in poi sono in pieno regime visto che la stragrande maggioranza degli sbarchi riguarda nazioni con un regime dittatoriale. Sia nei Cie che nei Cara opera la Polizia di Stato.
Ma a differenza dei Cie, nei Cara ci sono soggetti a cui è stato riconosciuto il diritto di presentare la domanda per il riconoscimento di protezione internazionale. La presenza delle forze dell’ordine, dunque, è giustificata a evitare eventuali problemi dentro i centri, e nei centri per richiedenti asilo resta molto contenuta.
Non c’è e non è prevista una vigilanza tipo caserma, al contrario dei Cie. In ogni caso, all’approdo in un Cara ogni migrante è stato o viene comunque identificato dagli agenti. Nella vita quotidiana, invece, la gestione del personale migrante fa capo essenzialmente all’associazione che ha avuto in affidamento il Cara. Di solito, dunque, dopo la prima colazione i migranti escono dal centro. Sono tenuti a rientrare la sera per l’ora di cena e se sforano l’orario non mangiano. Se, poi, non rientrano affatto, devono fornire una giustificazione dell’assenza ed è previsto che in caso di tre assenze non giustificate possa essere decisa l’espulsione. Gli obblighi dei gestori nei confronti del ministero dell’Interno sono innanzitutto quelli di conoscere se il migrante è presente oppure non è presente nel centro. Le entrate e le uscite, tuttavia, sono di fatto libere e le limitazioni sono legate in pratica alla gestione del servizio pasti. A Mineo - dove è scoppiato il caso dell’omicidio dei due coniugi di Palagonia - proprio grazie ai controlli della Ps sono stati trovati addosso all’ivoriano sospettato dell’assassinio, rientrato la sera nel centro, un pantalone, un cellulare e un pc di una delle due vittime.
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