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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2015 alle ore 06:36.
Da un lato le norme e la Corte europea dei diritti dell’uomo che certo deve dare risposte ai ricorrenti e garantire la corretta applicazione della Convenzione europea.
Dall’altro lato, però, un’evidente paralisi dell’Europa e dell’intera comunità internazionale, incapace di reagire a una crisi umanitaria determinata dai flussi migratori che sarà eccezionale, ma è anche duratura.
La sentenza della Corte di Strasburgo di condanna all’Italia, depositata ieri, riguarda fatti del 2011, che la stessa Corte non esita a definire inseriti in un contesto di emergenza umanitaria.
E mostra uno scenario pressoché identico a quello attuale. Già nel 2011, come osserva la Corte, in Italia era in atto un’emergenza umanitaria per le ondate di migranti provenienti da Libia e Tunisia. Sono gli stessi giudici internazionali a descrivere il peso sull’Italia, impegnata ad adottare misure per il salvataggio in mare, per garantire l’accoglienza e per mantenere l’ordine pubblico.
Il Governo si era appellato alla solidarietà degli Stati membri dell’Unione europea.
Sono sotto gli occhi di tutti le risposte ottenute.
Questo non esonera l’Italia dalle sue responsabilità ma sono certamente corresponsabili anche i partner europei che ora come allora si voltano d’altra parte e al massimo continuano a convocare e a partecipare a vertici. Dimenticando che la solidarietà tra Stati è un dovere.
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