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Questo articolo è stato pubblicato il 02 settembre 2015 alle ore 06:35.
MILANO
Industria, consumi e servizi tessono (a fatica) la tela della crescita e le costruzioni la disfano regolarmente. La caduta di costruzioni e immobiliare, dopo 7 anni di crisi, non ha ancora raggiunto un punto di equilibrio e vanifica gli sforzi degli altri settori.
Nel secondo trimestre del 2015, i dati Istat registrano andamenti congiunturali positivi del valore aggiunto dell’industria in senso stretto (+0,2%), dei giganteschi settori che raggruppano commercio, alberghi e pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni (+0,2%) eppoi credito, assicurazioni, attività immobiliari e servizi professionali (0,8%). In territorio negativo agricoltura (-1,1%) e altri servizi (-0,1%) ma soprattutto il grande malato delle costruzioni (-0,7%).
In termini tendenziali (certamente un dato più omogeneo), il valore aggiunto dell’industria in senso stretto è cresciuto dello 0,4%, quello dell’agricoltura dell’1,7% e quello dei servizi dello 0,5%. Mentre rimane anche su questo fronte in negativo il valore aggiunto delle costruzioni: -1,5%.
«Il dato negativo delle costruzioni ce l’aspettavamo - osserva Loredana Federico, economista di UniCredit research - anche se non di questa entità. Il comparto risente ancora della debolezza della domanda e della contrazione degli investimenti».
Costruzioni a parte, Paolo Mameli, economista di Intesa Sanpaolo, sostiene che, nonostante la debolezza del settore costruzioni, il quadro macroeconomico favorevole non è venuto meno. «Bassi tassi d’interesse e quotazioni ai minimi delle materie prime - sottolinea - costituiscono delle buone condizioni per agevolare la ripartenza delle imprese industriali e di servizi».
L’auto traina l’industria
Nel primo semestre dell’anno, la produzione industriale è cresciuta dello 0,4% su base annuale. Si tratta di una mappa a macchia di leopardo certo ma a trainare l’intero comparto, nel primo semestre e su base tendenziale, sono la produzione di mezzi di trasporto (+15,5%), quella di coke e prodotti petroliferi raffinati (+11%) e di prodotti farmaceutici (+7,3%). Tutto ok per i beni strumentali (+3,2%), meno per i beni di consumo (-0,2%). «Il balzo dell’auto - spiega Federico - dà il segno dell’obsolescenza del parco auto italiano ma anche della voglia delle imprese di rinnovare il proprio».
Delude invece l’industria alimentare che si contrae addirittura dell’1,3% a giugno e dello 0,3% nel semestre. «Siamo sorpresi anche noi - dichiara apertamente Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare - L’export alimentare corre di circa il 7% ma la produzione rallenta: forse c’è un problema di ripresa dei consumi interni. O almeno ci aspettavamo un trend più sostenuto. Vedremo nei prossimi mesi».
Tornando ai dati Istat, gli arretramenti produttivi più marcati nel semestre si registrano nei settori dell’attività estrattiva (-7,9%), della metallurgia e dei prodotti in metallo (-5%) e delle altre industrie manifatturiere (-0,2%).
Vendite al dettaglio su
A giugno le vendite al dettaglio hanno dato segnali di vita meno fragili ma soprattutto diffusi in tutti i canali distributivi, persino nei piccoli negozi, in crisi strutturale da anni.
Secondo l’Istat, a giugno l’indice destagionalizzato delle vendite al dettaglio diminuisce dello 0,3% rispetto a maggio 2015 ma segna una crescita dell’1,7% su base annuale, la più ampia dall’aprile 2014. Nel semestre la crescita è stato dello 0,4% su base annuale.
«I dati sui consumi sono buoni - osserva Mameli - Indicano che c’è una ripresa della spesa delle famiglie sia di beni che di servizi. Il trend potrebbe ulteriormente consolidarsi».
E infatti i dati di Iri relativi alle vendite di luglio nella grande distribuzione (52 miliardi di vendite più 7,75 nel canale discount) indicano una crescita delle vendite di grocery del 2,5% (anno terminante a luglio).
Il turismo fa bene ai servizi
Positiva la performance anche nei servizi. Nel primo semestre il fatturato cresce dell’1,8%: trainano il commercio all’ingrosso e la riparazione di autoveicoli (+2,8%), trasporto e magazzinaggio (+1,7%), alberghiero (+3,4%) e ristorazione (+1,2%). Fermi i servizi di informazione (-0,1%) o in regresso le attività professionali scientifiche (-1%).
«I dati sono molto incoraggianti - conclude Mameli - in particolare per quanto riguarda gli effetti della stagione turistica. Il buon andamento dei servizi turistici in estate, dall’alberghiero ai consumi stagionali, potrà dare un contributo positivo all’andamento del Pil nel terzo trimestre».
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