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Questo articolo è stato pubblicato il 03 settembre 2015 alle ore 06:36.

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Nessuna equiparazione al matrimonio ma la definizione, nero su bianco, delle unioni civili tra persone dello stesso sesso come «specifica formazione sociale». Con questa formula il Pd trova la giusta mediazione per sbloccare dallo stallo il ddl Cirinnà nel giorno del suo “ritorno” in commissione Giustizia al Senato dopo la pausa estiva. Una mediazione che, se da un lato incassa il sostegno del M5S, non riesce ad abbattere il “muro” degli alleati centristi: l’emendamento premissivo trova in commissione la contrarietà di Ap con Maurizio Sacconi che parla di “disperato espediente”. Non erano pochi i timori sulla ripresa dei lavori sul ddl Cirinnà dopo le polemiche agostane. E, in effetti, la seduta della commissione - che tornerà a riunirsi martedì prossimo - parte in salita, con i centristi che non accennano a edulcorare il loro ostruzionismo e con un primo stop su quell’emendamento già annunciato dai Dem nei giorni scorsi e finalizzato a chiarire, nel rispetto della sentenza della Consulta, la distinzione tra unioni civili e matrimonio. Alla fine, grazie anche all’iniziativa dell’ala cattolica del partito, il Pd trova una quadra con la riformulazione di un emendamento a prima firma di Emma Fattorini: le unioni civili diventano “specifica formazione sociale” facendo così formalmente capo all’art.2 e non al 29 (che disciplina il matrimonio) della Costituzione. L’emendamento tuttavia passa, come era già accaduto per il testo base, con una maggioranza inedita, formata sostanzialmente da Pd e M5S, con l’astensione di Lega e Ap. Un’astensione che vale “voto contrario”, tuona subito Carlo Giovanardi definendo il compromesso «un piccolo passo» che tuttavia «non risolve nodi come reversibilità delle pensioni, utero in affitto e adozioni». La modifica, è la protesta di Ncd (e anche di Fi) che definisce «imbarazzante» per il Pd la prospettiva di un ok con il sostegno del M5S, non basta a distinguere nei punti chiave del testo, le unioni civili dal matrimonio. Sul tema, insomma, la maggioranza resta in fibrillazione anche perché il Pd torna a ribadire la sua contrarietà a qualsiasi compromesso al ribasso sui diritti contenuti nel testo.

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