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Questo articolo è stato pubblicato il 08 settembre 2015 alle ore 06:36.

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ROMA

«Felice e orgogliosa» per il «significativo cambio di passo» di alcuni paesi europei, Germania in testa, davanti al dramma dei rifugiati, come sottolinea il premier in una telefonata mattutina alla cancelliera tedesca Angela Merkel, l’Italia è invece delusa dalla risposta di Bruxelles all’emergenza migranti che ha segnato l’estate.

Nel mirino del premier, in particolare il nuovo piano di ricollocazione per complessivi 120mila rifugiati che il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Junker si appresta a presentare ai paesi membri. «L’Ue dovrebbe accogliere almeno 50mila degli immigrati arrivati in Italia», spiega il presidente del Consiglio intervistato nel pomeriggio a “Porta a Porta”, ma il nostro paese «vigilerà su questo perché cca nissuno è fesso...». Renzi cita «gli ultimi documenti disponibili», e parla di un’ipotesi di ricollocazione per 50mila rifugiati “italiani”, 10mila in più della quota complessiva di 39.600 unità attribuita al nostro paese nel pomeriggio da fonti Ue: 24mila in base alla ripartizione per il 2015 approvata a giugno, più i 15.600 della bozza del Piano Junker. Numeri che tamponano il problema ma non lo risolvono, evidentemente, perché, ricorda Renzi, «la questione va affrontata con un pochino più di lunga visione, di strategia».

In attesa di conferme da Bruxelles, Palazzo Chigi rivendica comunque un ruolo centrale nello smuovere le coscienze dei partner Ue e nel sollecitare una politica di accoglienza condivisa centrata sulla solidarietà. Così «se Francia e Germania si trovano d’accordo sui migranti, evviva, evviva, noi la nostra posizione l’abbiamo tenuta dal primo giorno, e vorrei che gli italiani fossero orgogliosi perché l’Italia è stata seria».

Insomma, «l’Italia non è invasa» dai migranti, la cui presenza sul territorio «è ancora sopportabile, ma il punto è che non possiamo continuare così». Quindi niente di male se Berlino e Parigi «cambiano idea e vengono sulle nostre posizioni» (magari stanziando sei miliardi di euro per sostenere Länder e Comuni nell’accoglienza, come annunciato ieri da Merkel) a patto di riconoscere un ruolo al pressing di Roma per soluzioni di ampio respiro. Stesso discorso per la guerra all’Isis. L’Italia, spiega Renzi, non parteciperà ad eventuali azioni militari in Siria come quelle ipotizzate da Francia e Regno Unito, ma chiede che la comunità internazionale rinunci alle iniziative spot, «che servono e non servono», per puntare su «un progetto a lungo termine.

Oltre alle quote paese di ripartizione dei migranti ipotizzate dal nuovo Piano Junker, segnano la giornata anche i numeri di quelli effettivamente identificati sulle nostre coste. Secondo la Polizia, i migranti identificati senza possibilità di errore da inizio 2015 sono stati oltre 61mila su 93mila migranti entrati illegalmente in Italia. Dei 32mila non identificati, la maggior parte sono eritrei e siriani, notoriamente contrari alla raccolta delle impronte per il timore di non poter proseguire il loro viaggio. Da mesi quello dell’identificazione è un fronte caldo dell’Europa: alcuni paesi tra cui la Germania legano l’accoglienza “ripartita” alla creazione dei cosiddetti «hotspot», centri per l’identificazione e il fotosegnalamento dei migranti nei paesi di primo approdo, e cioè Italia e Grecia. Per il governo, però, l’attivazione degli «hotspot» (a Lampedusa, Pozzallo, Trapani, Taranto e Augusta) dovrebbe essere subordinata all’avvio effettivo della “relocation”. In una lettera inviata ieri al direttore generale Ue per gli Affari Interni e immigrazione Matthias Ruete, il capo della Polizia Alessandro Pansa risponde ai rilievi avanzati dall’Unione europea all’Italia e sottolinea «gli enormi sforzi compiuti dalla polizia italiana per pervenire al rilevamento sistematico delle impronte agli stranieri che sbarcano, rispettando i diritti umani ed evitando forme di coazione». E conferma lo studio di nuove norme per allungare i tempi di trattenimento. Tre le ipotesi sul tavolo: estensione della durata del trattenimento per l’identificazione dalle attuali 12-24 ore fino a 7 giorni; previsione del rilevamento forzoso delle impronte digitali; e previsione del trattenimento fino a 30 giorni del migrante che rifiuti di sottoporsi al rilevamento.

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