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Questo articolo è stato pubblicato il 09 settembre 2015 alle ore 06:36.
Si fa presto a dire spesa farmaceutica. L'impatto dei farmaci sulle finanze pubbliche può essere letto anche da un’altra prospettiva. Tenendo conto per esempio dei “mancati costi” per il Ssn (cost avoidance) generati su più fronti dall'industria farmaceutica. Un “tesoretto” che potrebbe arrivare al 24-30% della spesa pubblica lorda di settore. Come dire che per ogni euro di spesa farmaceutica, quasi 24 centesimi ritornerebbero indietro allo Stato.
I risparmi possono arrivare dalle sperimentazioni cliniche, dal versamento dell’Iva, dagli sconti obbligatori che le aziende sono chiamate ad effettuare e dai risparmi che derivano dall'accesso ai generici e ai biosimilari. La chiave di lettura è suggerita dal rapporto “Un caso di studio sulla valutazione degli impatti generati dalle aziende farmaceutiche in una prospettiva pubblica”, redatto dal Centro studi Crea Sanità dell’Università di Roma Tor Vergata sulla base del case study di Novartis Italia. Il gruppo svizzero è uno dei big della farmaceutica mondiale (43,6 mld di fatturato nel 2014), presente in 140 Paesi, con le sedi italiane di Ciba e Sandoz.
«Nella valutazione delle politiche pubbliche – spiega il presidente del Crea Sanità, Federico Spandonaro - non sempre è adeguatamente considerato che gli interventi tesi al contenimento della spesa sanitaria, nello specifico farmaceutica, hanno effetti netti inferiori a quelli che in prima battuta sono attesi: vuoi per effetto del minor gettito fiscale che generano, vuoi per le regole per la governance del settore, a partire dal pay back».
Considerazioni che possono far riflettere in una fase di crisi economica che vede tutti gli Stati con un forte sistema di welfare, impegnati in politiche di cinghia stretta sugli oneri legati alla sanità. Come la revisione del Prontuario farmaceutico, in corso proprio in queste settimane al’Aifa, da cui si attende una sforbiciata sui prezzi di rimborso a carico del Ssn.
Ecco così il caso studiato dal Crea. Per acquistare prodotti Novartis (brand e generici) il nostro Ssn ha speso 1,2 mld nel 2014, il 7% della spesa farmaceutica lorda. Ma, intanto, lo Stato ha incassato un ritorno economico di quasi 300 mln: tra compartecipazioni dei cittadini (117 mln), contributi dell'azienda (payback e “rimborsi condizionati” per 50,7 mln), Iva sui farmaci (168 mln), Iva detraibile (2,2 mln) e imposte correnti (73,5 mln). A ciò si aggiungono risparmi per circa 72 mln (quasi 180 negli ultimi 3 anni) per l’impegno dell'azienda nelle sperimentazioni cliniche condotte nelle strutture pubbliche, dal momento che parte dei costi assistenziali relativi ai pazienti arruolati nei trials sono a car ico dell’industria. Più oltre 184 mln di possibili economie permesse dall'offerta di farmaci equivalenti e biosimilari.
Insomma, conclude lo studio, «l'impatto effettivo netto sulla finanza pubblica risulta essere del 24-30% inferiore (a seconda delle voci che si ritiene di voler considerare) a quello desumibile dall'analisi della spesa pubblica lorda, senza considerare eventuali “meriti” che si ritenga siano attribuibili all’industria per la produzione di farmaci off patent. L'effetto finanziario è complessivamente rilevante e l'elaborazione condotta sottolinea come, nella formulazione e valutazione delle politiche sanitarie, sia importante tenere conto dei rischi di sovrastima dei benefici delle politiche di contenimento della spesa».
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