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Renzi: l’Italia è ripartita, nel 2015 crescita …

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cdm, musei come servizi pubblici essenziali

Renzi: l’Italia è ripartita, nel 2015 crescita +0,9%. Nel 2016 acceleriamo

«Questo è il momento in cui tutti insieme dobbiamo spingere con ancora più determinazione perché l'oggettiva ripresa è partita in Italia grazie ai provvedimenti e le riforme. Nel 2015 abbiamo svoltato, nel 2016 acceleriamo». Così Matteo Renzi dopo l’approvazione del Def in Consiglio dei ministri. «Si aspettavano un dato più basso della nostra crescita, ma oggi molti indicatori dicono che l’Italia è ripartita e il Def non può che fotografare lo stato dell’arte, una crescita più alta, +0,9%» per il 2015. Grazie al nuovo quadro macroeconomico fissato dalla nota di aggiornamento «vogliamo abbassare il debito perché è giusto verso i nostri figli e i nipoti. Lo faremo con una manovra che sarà espansiva e non di rigore». Confermate, dunque, le anticipazioni della vigilia. L’esecutivo rivede al rialzo le stime sia per il 2015 - con il Pil oltre il +0,7% previsto ad aprile - sia per il 2016, che dovrebbe chiudersi a +1,6% (era +1,4% la previsione di primavera). In salita anche il deficit programmato, al 2,2% (rispetto all’1,8), il che consente di avere a disposizione più risorse per le misure della prossima manovra. Grazie allo sforzo fatto ora l’Italia, come ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, «è pienamente legittimata» a chiedere più margini per consolidare il percorso di miglioramento dei conti. Dalla legge di stabilità arriverà il taglio delle tasse, a partire dallo stop alle clausole di salvaguardia, con l’obiettivo di spingere «la domanda delle famiglie, che hanno più fiducia», ma anche per sostenere le imprese «che investono di più e assumono di più» alimentando questo «circolo virtuoso». E dopo il caso Colosseo chiuso per un’assemblea dei dipendenti, l’esecutivo dice sì anche a un decreto legge di un unico articolo in base al quale l’apertura al pubblico di musei e luoghi della cultura rientrerà tra i servizi pubblici disciplinati dalla legge 146/1990 sull’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici essenziali.

L’anno prossimo 0,8 punti flessibilità per riforme e investimenti
Nel documento per il 2016 è previsto «uno 0,5% di flessibilità sulle riforme che utilizziamo interamente e uno 0,5% sulle infrastrutture che utilizzeremo in parte, cioè lo 0,3%». Il deficit-Pil 2016 «sarà al 2,2% del Pil grazie alla flessibilità», dice il presidente del Consiglio.

Sui cambiamenti istituzionali i numeri ci sono
Passando al capitolo delle riforme costituzionali il premier spiega che «i numeri ci sono, ci sono stati alla prima prova, e alla seconda» ribadendo che «i numeri per portare a casa anche la riforma costituzionale sono assolutamente a portata di mano».In ogni caso «faremo di tutto per utilizzare gli ultimi giorni per coinvolgere quanti più senatori possibili».

Giusto liberare risorse per emergenza migranti
Al consiglio europeo straordinario di mercoledì «avremo modo di discutere della possibilità che gli austriaci hanno avanzato e che noi siamo convinti di dover sostenere, di liberare risorse dai vincoli europei per una piccola percentuale legata al tema dell’immigrazione» è l’annuncio del premier. Che tiene richiama l’esistenza di una clausola del 1997 che parla di eventi eccezionali, «c’è questo piccolo spazio in più».

Varato il decreto: musei come servizi pubblici essenziali
«Dobbiamo avere più attenzione verso chi vuole bene all’Italia», verso tutti gli italiani o i turisti «che fanno migliaia di chilometri per venire a vedere» il Colosseo o gli altri capolavori del nostro patrimonio artistico. Renzi commenta l’importanza del decreto varato oggi dal Cdm che equipara i servizi della cultura i servizi essenziali.
Con il Dl sulla fruizione del tesoro nazionale «non facciamo nessun attentato al diritto di sciopero, noi diciamo solo che per com’è fatta l’Italia, i servizi museali, vale a dire la cultura, stanno dentro i servizi pubblici essenziali». Non che «non si possono fare le assemblee ma le fai secondo un principio per cui se ho preso un biglietto e fatto migliaia di chilometri ho diritto di potere entrare in un museo senza che un’assemblea mi neghi questo diritto».

Padoan: chiediamo ulteriore 0,2% di aumento deficit se ok Ue
Dal 2016 il debito comincerà a calare ed era dal 2007 che non accadeva, «è una zavorra che cominciamo ad alleggerire». E quanto agli spazi di azione ancora suscettibili di sviluppi, in conferenza stampa il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aggiunge che in caso di accordo con Bruxelles «ci sarà un altro +0,2% di aumento del deficit nel 2016», che salirebbe dal previsto 2,2% al 2,4%, per condizioni straordinarie, legate in questo caso all’emergenza migranti. «Altri Paesi già lo hanno chiesto, l’Italia è assolutamente legittimata a farlo». Il profilo di finanza pubblica permetterà di rispettare la regola del debito. «Siamo all’interno delle regole, quello che conta è il percorso di aggiustamento strutturale» rileva il ministro. Nella premessa al documento appena approvato dal governo Padoan scrive che «è nel nuovo quadro tratteggiato dalla nota di aggiornamento del Def che «si creano le condizioni per rinnovare la fiducia di famiglie e imprese nel futuro. La fiducia è una componente decisiva delle prospettive di crescita e le istituzioni hanno il dovere di sostenere al meglio gli sforzi dei protagonisti della vita economica del Paese: le famiglie e le imprese italiane».

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