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Rifugiati nel B&B di casa Santetti, a Lastra a Signa

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IMMIGRAZIONE

Rifugiati nel B&B di casa Santetti, a Lastra a Signa

Nei nomi, alle volte, c'è tutto. A David Santetti e sua moglie Carla, una coppia di cinquantenni che vive a Lastra a Signa, un'alternanza di poggi e boschi a dieci chilometri dal centro antico di Firenze, la chiave per interpretare il mondo si è rivelata dopo un viaggio a Salvador de Bahia nel luglio 2013, letteralmente imbucati al seguito dei loro tre figli ventenni per la giornata mondiale della gioventù indetta da Papa Francesco. I figli la mettono un po' giù dura («Uffa, con babbo e mamma anche in Brasile!») ma in realtà sono felici di poter condividere l'incontro con due sacerdoti fiorentini, Paolo Sbolci e Luca Niccheri, che da anni lavorano nelle favelas di Salvador de Bahia.

«Pensavamo di dare qualcosa a questa gente, invece abbiamo ricevuto tantissimo» ricorda David. Salvador de Bahia sollecita immagini di vacanze esotiche e la voce languida di Vinicius de Moraes. Nulla di tutto questo.

I Santetti trascorrono le ultime settimane di luglio nelle favelas di Salvador con Francesca che gira fino a notte fonda tra le baracche infestate di blatte e malintenzionati. Racconta David: «Il primo giorno fu interminabile. Pensai di aver commesso una grande sciocchezza. Vedevo delinquenti da tutte le parti, gente pronta ad ammazzare per nulla e temevo per l'incoscienza di mia figlia che dopo poche ore salutava la gente per nome». Poco a poco David comincia a ricredersi. Frequenta la parrocchia della favelas e scopre che mette a diposizione i suoi spazi, compreso l'altare della chiesa, agli esclusi degli esclusi: donne, vecchi e bambini che non dispongono neppure di una casa di fango con un tetto di lamiera. In chiesa ogni sera si imbandiscono tavolate per 50 persone. È come un sortilegio: la disperazione, il dolore e le preoccupazioni restano fuori da quella porta.

In quei sorrisi e in quegli sguardi la coppia fiorentina riconosce un messaggio. Tornati a casa riuniscono il consiglio di famiglia (così lo chiama David). L'unico punto all'ordine del giorno lo stabiliscono Carla e David: destinare i 2/3 del B&B che i Santetti gestiscono dal '94 a Lastra a Signa all'accoglienza dei migranti. Un'idea che frullava nella testa di David da anni. «Noi siamo parte del movimento dei focolari, e Chiara Lubich, la fondatrice, suggerisce di aiutare sempre i più poveri». Le parole di Papa Francesco e gli occhi pieni di luce dei poveri di Salvador de Bahia abbattono le ultime, fragili resistenze. Il consiglio vota all'unanimità: settanta dei cento posti letto divisi in cinque strutture vengono destinati ai profughi. Dal 2013 a oggi i Santetti hanno accolto 971 migranti. Le provenienze sono quelle elencate in questi anni dai giornali: siriani, eritrei, palestinesi, pakistani e bengalesi, oltre tutte la composite etnie dell'Africa Centrale, dalla Nigeria al Sudan. David ha centinaia di storie da raccontare. I suoi ospiti chiamano lui e Carla babbo e mamma. Due settimane fa hanno accompagnato qui per sbaglio quattro minorenni che appena scesi del bus si sono accovacciati a terra, immobili, e non ne volevano sapere di rialzarsi. David ha capito al volo che si trattava di una forma di paura e spaesamento. Si è accucciato anche lui a terra e ha parlato con loro fitto fitto per un quarto d'ora.

Lastra a Signa, una comunità di 20 mila abitanti, è stata travolta dalla scelta della famiglia Santetti. Sindaco e assessore alle Politiche sociali, entrambe donne, sono ben felici dell'esperimento. La parrocchia di don Stefano Chierici, dove Carla insegna italiano ai migranti, non ne parliamo. Qualcuno si è ribellato. A David è toccato affrontare un giovinotto che ripeteva con furia slogan salviniani: rimandiamoli a casa loro. David, con la sua voce francescana, lo ha invitato a bere una birra al bar. E gli ha detto: «Secondo te chi decide se un neonato debba nascere alla corte dei Windsor o in uno slam di Nairobi?». Già, chi tiene il banco nella lotteria della vita? David una risposta ce l'ha. E non si stanca di aiutare gli altri, scoprendosi ogni volta più ricco di un sorriso, di un'attenzione, di un riconoscimento.

Qualcuno in paese maligna. E dice che i Santetti ci guadagnino. Carla e David replicano. «Ci danno 12 euro per ogni migrante. E per le prime due settimane gli prepariamo da mangiare tre volte al giorno. Il resto se ne va per il pernottamento, l'acqua, il riscaldamento». La domanda forse è un'altra. Quanto ci rimettono i Santetti? Ma anche questo tasto caritatevole David non vuole pigiarlo. «Siamo in pari» dice con la cortesia asciutta di chi non viene sfiorato dalle miserie umane. Ci sono cose più importanti da decidere. Carla corre da una parte all'altra dell'Italia per seguire le ragazze che sono state a Lastra a Signa, i progetti di David per un ragazzo del Mali con una laurea in tasca che studia con l'aiuto dei suoi figli per diventare mediatore culturale, i focolarini che inondano il B&B di abiti per i profughi. Quanto ci guadagnano i Santetti? Tanto, tantissimo, ma si tratta di monete fuori corso di cui sono piene le tasche di chi ha perso la prima estrazione alla lotteria della vita.

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