Norme & Tributi

Pensioni e contante, ipotesi mini-ritocchi

  • Abbonati
  • Accedi
Fisco & Contabilità

Pensioni e contante, ipotesi mini-ritocchi

La partita parlamentare sui ritocchi alla legge di Stabilità è già cominciata. E un restyling, se pure in versione mini, si profila su almeno due capitoli: contante e pensioni. Con altre due incognite: pubblico impiego e finanza locale, oltre al fisco. Soprattutto su un recupero del prestito previdenziale (ieri il ministro Poletti ha confermato che la flessibilità in uscita si farà nel 2016) e su una eventuale limitazione a soli 24 o 36 mesi del nuovo tetto a 3mila euro per l’uso del contante si stanno concentrando le valutazione della maggioranza e anche di una parte dell’opposizione.

A palazzo Madama la manovra non dovrebbe cambiare eccessivamente il suo profilo. Ieri il servizio Bilancio del Senato ha sintetizzato il conto delle risorse e degli impieghi e il quadro delle coperture dal quale emerge che la manovra lorda per il 2016 si attesta a 28,6 miliardi anche per effetto di trascinamento di alcune regolazioni contabili pari a circa 1,6 miliardi. Il conteggio del Governo è invece su una manovra da 26,5 miliardi perché considera gli oneri al netto degli effetti indotti sulle entrate.

Da dossier complessivo del Servizio Bilancio arriva la conferma che solo metà delle entrate attese dai giochi hanno natura permanente. Mentre leggendo l’articolato si incontra la notizia di un risparmio del 50% sulla nuova spesa della Pa per le dotazioni informatiche che saranno acquisite con la Consip (una misura «incomprensibile» per Confindustria digitale).

Ieri la commissione Bilancio del Senato ha cominciato i lavori per esprimere oggi il parere sul merito del provvedimento e sulle coperture e consentire così al presidente, Pietro Grasso, di dichiarare giovedì le eventuali inammissibilità ed avviare ufficialmente la sessione di bilancio. E già dalla relazione illustrata dal presidente Giorgio Tonini emerge che sono a rischio stralcio almeno tre norme: l’Osservatorio per i servizi pubblici locali e la ragionevole durata del processo, perché hanno «almeno in parte» carattere ordinamentale, e una («tesa a prevedere una ulteriore proroga, al 31 dicembre 2016, dei tempi necessari per la realizzazione degli interventi di messa in sicurezza degli uffici giudiziari di Palermo») perché ha carattere localistico e perché «non ha effetti finanziari».

Ieri la capigruppo ha deciso che la Commissione Bilancio avrà tempo di esaminare il testo fino al 13 novembre e che il provvedimento dovrà cominciare il vaglio dell’Aula orientativamente a partire dal 16 novembre con l’obiettivo di dare l’ok entro il 20. I tempi rischiano però di allungarsi. Le due relatrici, Magda Zanoni (Pd) e Federica Chiavaroli (Ap), hanno già subito il pressing dei senatori per fissare il termine per la presentazione degli emendamenti in Commissione non prima dell’inizio della seconda settimana di novembre (ieri si parlava del 5-7 novembre). Da lunedì scatteranno invece le audizioni: il ciclo sarà concluso mercoledì dal ministro dell’Economia.

Tra le misure previste nella legge di Stabilità per rilanciare gli investimenti e sostenere i fondi di garanzia per il finanziamento delle piccole e medie imprese c’è una norma che agevola la gestione operativa del Piano Juncker. Lo ha ricordato ieri il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, intervenendo a una tavola rotonda organizzata da Unicredit nella Biblioteca del Senato per la presentazione del nuovo volume della rivista “European Economy – Banks, Regulation, and the Real Sector”. Si tratta, in particolare, dell’articolo 40 della Stabilità, nel quale si prevede la possibilità per le Regioni di gestire direttamente i fondi destinati agli interventi europei e, dall’altra, l’utilizzo entro il 2016 delle risorse non utilizzate nella programmazione 2007-2013 per l’attuazione di programmi di azione e coesione “complementari alla programmazione Ue”. La norma riguarda direttamente il riconoscimento della cosiddetta “clausola investimenti”, al vaglio delle autorità europee, visto che le risorse in questione possono costituire una riserva da utilizzare a dimostrazione del raggiungimento di una quota dello 0,3% di Pil di spesa in conto capitale nell’anno venturo. Vale ricordare che all’attuazione del Piano Juncker nel nostro paese parteciperà anche la Cdp con l’obiettivo di aggiungere circa 8 miliardi di euro di prestiti ai 10-11 che probabilmente la Bei riserverà ai progetti italiani, al fine di finanziare investimenti complessivi per 30-35 miliardi di euro su programmi che spaziano dalla banda larga, alle autostrade al Nord, dalla opere comunali in project financing, fino ai finanziamenti agevolati, appunto, per le Pmi.

Sollecitato dai temi di discussione del convegno, Padoan ha affermato che è importante in questa fase di uscita dalla lunga crisi «mettere al centro del dibattito il rischio buono. È importante che le imprese si assumano rischi perché c’é bisogno di uno sforzo strutturale di riallocazione e di investimento». Per uscire dalla crisi, ha spiegato il ministro «ci vuole una strategia a più gambe, una strategia che aiuti le Pmi ad assumersi più rischi e magari smettere di essere piccole. Possiamo discutere a lungo di una singola misura, che è uno sport molto in voga in questo periodo, ma non credo che una singola misura abbia la capacità di cambiare le cose da così a così». La strategia del governo è quella di «un uso coordinato e complementare dei vari strumenti» già messi in campo in passato con la «finanza per la crescita» e che si stanno portando avanti anche con la legge di Stabilità per il 2016.

© RIPRODUZIONE RISERVATA