
La sfida per la conquista dell’anima gemella si gioca non solo sui gusti sessuali o le preferenze estetiche ma sulla tecnologia. Lo ha dimostrato Tinder che ha recentemente svelato Elo, l’algoritmo che si cela dietro alla proposta della probabile anima gemella. Fondata nel 2012 dall’istrionico Sean Rad, Tinder è cresciuta all’interno di Match Group, conglomerato del dating da 2,36 miliardi di dollari di proprietà di InterActiveCorp (IAC). Ancora si discute del suo valore: nel novembre 2015 si era vociferato dell’acquisizione di un ulteriore 10 per cento da parte di IAC per un valore di 500 milioni di dollari, il che faceva pensare a una valutazione di 5 miliardi di dollari nel complesso.
Troppo se si pensa che tutto il mercato Usa del dating vale 2,2 miliardi di dollari e che nonostante gli 800 milioni di utenti stimati Tinder fatica a monetizzare. Un modo per farla guadagnare però potrebbe essere proprio il suo algoritmo. Grazie agli swipe, ovvero al movimento del dito sul display del dispositivo, Tinder permette di accettare o scartare un eventuale candidato per una relazione ma le persone proposte non sono casuali: le sceglie l’algoritmo. In base agli utenti che sceglie o scarta, alle foto che posta, a come si presenta o a ciò che si scrive, ogni persona riceve un punteggio segreto che ne determina la “desiderabilità” e gli consente di visualizzare solo chi ha una classificazione simile.
Il fatto di basarsi anche sui propri gusti è forse il più peculiare perché aiuta l’algoritmo a capire come rappresentiamo noi stessi. Scartare a prescindere persone belle ci dipinge come brutti o insicuri e non si vede perché la macchina dovrebbe proporci degli utenti gradevoli e sicuri di sé. Essendo segreto, Elo è stato spiegato solo in parte ma preannuncia il ruolo che potrà avere l’intelligenza artificiale in un settore in cui dall’analisi dei dati si passerà alla loro interpretazione, in cui le macchine faranno qualcosa in più che unire dei semplici puntini: capiranno i nostri desideri.
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