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Pd, la minoranza sfida Renzi. Bersani: «Governa con i voti…

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LA CONVENTION A San Martino in Campo

Pd, la minoranza sfida Renzi. Bersani: «Governa con i voti presi da me»

Matteo Renzi con Pierluigi Bersani (Ansa)
Matteo Renzi con Pierluigi Bersani (Ansa)

«Sento sulle nostre spalle la responsabilità di una storia, quella della sinistra italiana». Sta nel passaggio con cui Roberto Speranza chiude i lavori della tre giorni a San Martino in Campo la chiave per capire su quale terreno avverrà la contesa interna ai dem. Se i margini di azione, anche numerici, per cambiare gli equilibri attuali non consentono alla minoranza aspettative positive, nel breve, resta l’Ulivo e la sua eredità il centro della disputa con la segreteria di marca renziana.

Non a caso Pier Luigi Bersani prende di petto il pensiero del premier sottolineando che «non puoi dire, peraltro al corso di formazione politica, che la sinistra ha distrutto l’Ulivo, che abbiamo aiutato Berlusconi. Ricordo che il centrosinistra ha battuto tre volte Silvio Berlusconi e che, pochi o tanti voti che io abbia preso, Renzi sta comodamente governando con i voti che ho preso io. Non io Bersani, ma il centrosinistra».

È il disagio di una parte dell’elettorato democratico a fare da sfondo a una polemica dove gli affronti verbali ormai si sprecano. Anche se per adesso l’uomo più rappresentativo della fronda interna non vuole spingere sulla rottura, perché da fuori le fortune di una forza messa su ex novo si presentano elettoralmente (e politicamente) scarse. «Io assieme ad altri stiamo cercando di tenere dentro il Pd della gente che non è molto convinta di starci. A volte si ha l’impressione, invece, che il segretario voglia cacciarla fuori». Neanche il lascito di quelle stagioni “vincenti” unisce le parti, a giudicare dalla riflessione fatta dal presidente del partito Matteo Orfini alla scuola di formazione dem che si tiene in contemporenea a Roma.

L’ex pupillo di D’Alema invita «a non indulgere nell’errore di guardare al nostro passato e raccontarlo come l’età dell’oro. O della meglio classe dirigente. Perché non è così». E per far capire aggiunge come esempio che «se oggi ci troviamo a correggere un mondo in cui la precarizzazione del destino individuale di milioni di ragazzi è il tema, lo dobbiamo anche agli errori e scelte sbagliate che fecero quei governi di centrosinistra». Tuttavia la polemica investe anche la segreteria nazionale e chi sta alla guida, Matteo Renzi. Gianni Cuperlo, a Perugia, si chiede se «la segreteria non sia ormai oltre il tramonto» visto che non si riunisce dalla scorsa estate.

D’altro canto, «la rottamazione non ha migliorato la selezione della classe dirigente», oggi all’insegna di un «trasformismo live che fa girare le balle». Alla fine della convention umbra, colui che ha ottenuto di fatto l’investitura ufficiale a rappresentare l’opposizione al premier-segretario ribadisce che nessuno dalla “ditta” intende traslocare. «Noi siamo il Pd, senza di noi il partito non esiste», dice chiaro e tondo Speranza. Alla riunione umbra della minoranza non si è fatto vedere alcun esponente della maggioranza. «Non inseguiremo le polemiche di chi vorrebbe riportarci al tempo delle divisioni interne che hanno ucciso a morte i governi passati del centrosinistra ma continueremo a inseguire l’orizzonte di una politica aperta, trasparente, efficace, lungimirante. Siamo impegnati ventre a terra nelle città per la sfida delle amministrative e poi per il referendum di ottobre» è la risposta dei due vicesegretari Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani agli affondi di Perugia.

Accantonata da Sinistra riformista la possibilità di ottenere un congresso, l’unica strada è perciò organizzarsi «circolo per circolo», mediante una strutturazione capillare nei territori. «Noi non chiniamo il capo. Avanti a testa alta».

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