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Fondo-banche, in arrivo nuovi «soci»

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CREDITO

Fondo per gli aumenti di capitale delle banche, in arrivo nuovi «soci»

CERNOBBIO - Non solo Intesa Sanpaolo, UniCredit e Ubi, con Cdp e fondazioni. Tra i soggetti che dovrebbero entrare, da subito, nel fondo destinato a ricapitalizzare (in caso di necessità) le banche in crisi e a sostenere le cartolarizzazioni degli Npl figura buona parte delle altre prime 10 banche italiane, più le principali compagnie assicurative: lunedì si farà la conta, secondo quanto risulta a Il Sole 24 Ore, durante un incontro convocato per le 18 al Tesoro. Dove si illustrerà il progetto, le premesse e le finalità, ma anche le misure che ne accompagneranno il varo: secondo diverse fonti vicine al dossier, sarebbe in preparazione un decreto contenente alcune norme per l’accelerazione del recupero crediti ma anche possibili incentivi fiscali per chi investirà nel fondo.

Domani se ne saprà di più, anche perché i dettagli sarebbero ancora in via di definizione. Quel che appare certo è che la macchina procede spedita, e l’obiettivo - dopo l’incontro di domani - sarebbe quello di alzare il velo sul progetto al più tardi nella giornata di martedì, prima degli impegni all’estero che attendono sia il ministro Padoan che il premier Renzi.

Dopo gli approfondimenti tecnici e il doppio confronto con la Bce e la Commissione europea che ha visto coinvolti in prima fila Banca d’Italia e il nuovo rappresentante del Governo a Bruxelles Carlo Calenda, lo schema prevederebbe la costituzione di una Sgr chiamata a gestire due fondi, o in alternativa un singolo fondo con due comparti. Il primo a partire sarà quello dedicato agli aumenti di capitale, con l’obiettivo di intervenire come backstop o compratore di ultima istanza nel caso in cui si andasse verso un’elevata quota di inoptato o verso multipli troppo bassi: primo test sarà l’aumento di Popolare Vicenza, al via il 18 aprile, dunque si partirà nei prossimi giorni. Successivamente si attiverà anche il secondo fondo o comparto: in questo caso, il target saranno le tranche junior delle cartolarizzazioni di crediti deteriorati delle banche, che nelle tranche senior saranno assistiti da garanzia pubblica, cioè le Gacs.

Per quanto riguarda la dotazione di capitale, la cifra definitiva si conoscerà soltanto quando tutti gli interlocutori contattati avranno dichiarato se e con quanto parteciperanno. Da Intesa, UniCredit e Ubi, le prime a sedersi al tavolo con il Governo, Cdp e Bankitalia martedì scorso, si punta a raccogliere circa un miliardo e mezzo (UniCredit 500 milioni, un po’ di più da Intesa e un po’ meno da Ubi), mentre 500 milioni saranno richiesti a buona parte delle altre prime 10 banche del sistema, escluse naturalmente le potenziali beneficiarie degli interventi, cioè le venete, Mps e Carige. I ceo sono attesi domani in Via XX settembre, e quella sarà l’occasione per scoprire le carte. E lo stesso vale per le principali compagnie assicurative, a cui ieri è stato l’invito formale all’incontro di domani, e le Fondazioni, da cui si attende un altro mezzo miliardo (ma non da CariVerona, che venerdì in cda ha escluso un intervento per lo meno in questa prima fase). Quel che manca per approdare a una prima soglia di 4 miliardi (oltre al debito) potrebbe arrivare dalla Cdp o da investitori istituzionali. Si guarda ad esempio ad altri fondi: ieri l’Ansa ha riportato l’intenzione di Fortress di sfilarsi dal dossier Vicenza, ma altri investitori istituzionali starebbero valutando di incanalare proprio lì parte dei propri investimenti.

All’operazione, effettuata con capitali privati, lo Stato contribuirà in due modi. Cioè attraverso un doppio intervento normativo atteso a giorni, probabilmente il 18 aprile, sottoforma di decreto della Presidenza del consiglio. Un atto in fase di stesura suddiviso in due: da una parte ci potrebbero essere agevolazioni fiscali a copertura degli investimenti, che comunque - elemento non secondario - rispetto ai fondi destinati al salvataggio delle quattro banche saranno strumenti partecipativi e non interventi a fondo perduto, cioè costi. La seconda parte riguarda alcune norme per l’accelerazione del recupero crediti deteriorati destinate a essere prelevate dalla legge delega sulla riforma del diritto fallimentare e anticipate nell’entrata in vigore: obiettivo è ridurre i tempi di recupero del sottostante, in particolare immobili facenti capo a imprese, dagli attuali otto a quattro anni di media. Nella consapevolezza che dimezzando i tempi si potrebbe dimezzare anche il gap attuale tra prezzi di domanda e offerta negli Npl, con conseguenti benefici per le banche che li hanno sui libri.

.@marcoferrando77

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