
Trasferire il concetto di relazione dei social network al mercato immobiliare, e in particolare a quella delicata fase che riguarda l’acquisto o la vendita di una abitazione. È questa la strada intrapresa da Homepal, start up lanciata lo scorso mese di settembre, dopo oltre un anno di studio e preparazione, per offrire al pubblico una strada alternativa a quella dei portali immobiliari e delle agenzie specializzate.
La scelta è stata quella di creare una piattaforma dove chi inserisce l’annuncio di vendita o affitto della propria casa, possa condividerlo su Facebook e aprire ai commenti e pareri degli amici, che forniscono così al potenziale compratore o inquilino un primo feedback sulla casa stessa.
Una sorta di “peer to peer” tra privati che si basa sulla condivisione di pareri ed emozioni. «Abbiamo visto che chi chiede una recensione agli amici passa da cento a mille visualizzazioni nel giro di due giorni» dice Monica Regazzi, amministratore della start up e prima un passato da partner in Boston consulting.
Homepal ha guadagnato in poco tempo l’onore delle cronache prima per il lancio di un reality (#lacasaèsocial) che ha portato due giovani a vivere e condividere per dieci giorni la propria quotidianità in una casa trasparente a Milano - esperienza che verrà a breve replicata a Roma - e poi per l’ingresso del manager Davide Serra nel capitale della società.
Homepal soprattutto abbatte i costi. Chi vuole inserire un annuncio paga 49 euro all’anno, ma una serie di sconti portano la cifra a 29 euro. Il compratore paga 290 euro in caso di acquisto, l’affittuario 90 euro per la locazione, una formula molto diversa da quella delle agenzie immobiliari che chiedono sia al compratore sia al venditore una commissione di circa il 3% (trattabile). Online ci sono link che rimandano alla documentazione dell’appartamento, come la visura catastale. Semplicissimo poi fissare un appuntamento, grazie all’apposita agenda online con le fasce orarie libere.
«In fase di partenza abbiamo avuto supporto da business angels, degli imprenditori che hanno creduto all’idea - spiega l’intervistata -. Luca Tomassini di Vetrya, che ha sviluppato il nostro IT in cambio di equity o Davide Serra, entrambi con una quota intorno al 10%».
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