Avanti, c'è posto, verrebbe da commentare leggendo le notizie che arrivano dalla Capitale, dove la potenza economica delle mafie non sembra conoscere limiti. Ma avanti c'è posto anche per l'azione di repressione dello Stato, che prova a ribattere colpo su colpo.
E così ieri, nell'ambito di una complessa attività di indagine contro i patrimoni illecitamente accumulati, la Polizia anticrimine, con la collaborazione della Squadra mobile e di 28 commissariati di Roma e provincia e della Polizia anticrimine di Avellino, Benevento, Caserta, Frosinone, Grosseto, Milano, Parma, Perugia, Pordenone, Reggio Calabria, Torino e Treviso, ha sequestrato beni per oltre 25 milioni.
Il decreto di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Roma, sezione msure di prevenzione, ai sensi del D. Lgs. 159/2011 (normativa antimafia), nei confronti di nove persone. L'operazione è stata ribattezzata “all'ombra del Cupolone
Tutti i soggetti coinvolti, dall'elevato spessore criminale, sono emersi negli anni nelle attività investigative svolte dalla Procura di Palmi, Reggio Calabria, Milano e Roma a partire dagli anni Novanta e fino al 2014, per traffico e spaccio di cocaina proveniente dalla Calabria e destinata al mercato romano.
Il quadro che è emerso è quello di una vera e propria joint-venture criminale, eletta a fonte di profitto, attorno alla quale ruotano oltre al traffico di stupefacenti, usura, estorsioni, riciclaggio, falso, svolte anche in modo autonomo oltre che associato.
Nel provvedimento il giudice ha sottolineato la sussistenza «di concreti ed obiettivi elementi, fondati su circostanze di fatto, per affermare la risalente e perdurante pericolosità sociale di tutti i proposti…omissis…Per tutti i proposti deve parlarsi di pericolosità “qualificata” poiché gli stessi – anche quando non siano direttamente appartenenti ad associazioni di stampo ‘ndranghetista – sono tuttavia pronti ad agevolare tali associazioni ed inoltre attuano altresì attività di riciclaggio….omissis….Ne emerge un complesso sistema criminale che coinvolge non solo i soggetti proposti ma tutte le società agli stessi riconducibili, le quali fungono da “contenitori” per la gestione di capitali provenienti da attività delittuose le cui prerogative sono anche quelle di costituire uno schermo atto a neutralizzare eventuali azioni giudiziarie ablative, di massimizzare, se possibile, ulteriormente i profitti ed offrire un volto presentabile di “colletti bianchi” capaci di contrattare con l‘imprenditoria, ma anche con la pubblica amministrazione».
L' indagine patrimoniale ha permesso di ricostruire la storia criminale, i mille legami e gli affari illeciti dei nove soggetti, associati in quello che può essere considerato un nuovo gruppo criminale trasversale, comprendente esponenti di 'ndrangheta, camorra e della nota famiglia sinti dei Casamonica, che si accordano formando di fatto una società d'interessi illeciti, finalizzata a riciclare a Roma i rispettivi profitti.
Il decreto del Tribunale di Roma ha disposto infatti il sequestro di 10 unità immobiliari, 43 società e/o imprese individuali, 45 aziende commerciali e cooperative; 30 veicoli e svariati rapporti bancari e postali individuati finora presso 68 istituti.
Tra i beni sottoposti a sequestro i bar “Pio Er Caffè”, “L'Angolo d'Oro” e il ristorante/trattoria “Hostaria Sora Franca”, tutti nei pressi del Vaticano, intestati formalmente a terzi (tra cui due cittadini cinesi ), oltre ad una trattoria a Trastevere, formalmente intestata a una cittadina romena e ad una cittadina ucraina. E ancora una palestra e un negozio di calzature a Ciampino (Roma) riconducibile alla famiglia Casamonica.
Tra le aziende situate fuori dalla Capitale, una cooperativa di facchinaggio ad Arienzo (Caserta), una cooperativa onlus a S.Nicola La Strada (Caserta), la Serrmac sas a Budoia (Pordenone), per anni considerata un' eccellenza italiana nel mondo per la costruzione di trapani a colonna e maschiatrici, acquisita a seguito di fallimento e un'azienda di somministrazione di cibi e bevande a Parma.
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